Referendum trivelle si fa: ok anche da Corte Costituzionale

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Gennaio 2016 - 15:40 OLTRE 6 MESI FA
Referendum trivelle si fa: ok anche da Corte Costituzionale

Referendum trivelle si fa: ok anche da Corte Costituzionale (foto Ansa)

ROMA – Ci sarà il referendum sulle trivelle: la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum che riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. A proporlo sono nove Consigli regionali. Questo stesso quesito era già stato dichiarato ammissibile dalla Cassazione.

I quesiti referendari proposti erano in tutto sei. In un primo tempo l’Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione li aveva accolti tutti. Ma il governo ha introdotto una serie di norme nella legge di Stabilità che hanno messo mano alla materia, ribadendo il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia marine. La Cassazione ha dovuto quindi nuovamente valutare i referendum e a quel punto ne ha ritenuto ammissibile solo uno, il sesto: il quesito riguarda nello specifico la norma che prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la “durata della vita utile del giacimento”. Oggi c’è stato l’esame della Corte Costituzionale, che pure ha ritenuto ammissibile solo questo referendum, per l’abrogazione della norma. In un primo tempo le Regioni promotrici erano dieci, ma nei giorni scorsi l’Abruzzo ha scelto una diversa strategia e ha abbandonato la campagna referendaria.

Tiziana Colluto si occupa della vicenda sulla Gazzetta del Mezzogiorno, visto che la Puglia è la regione più interessata dalle trivelle (dopo le Isole Tremiti, ora è la volta del Salento):

L’istanza di prospezioni, infatti, è piovuta tra capo e collo nel novembre 2014 su quattordici comuni leccesi (Galatone, Ugento, Melissano, Racale, Sannicola, Castrignano del Capo, Taviano, Porto Cesareo, Morciano di Leuca, Patù, Gallipoli, Alliste, Salve, Nardò) e undici tarantini.

E ciò, nonostante le osservazioni degli enti locali, delle associazioni e di semplici cittadini; nonostante le contestazioni di piazza, lo sciopero della fame dei sindaci, la mobilitazione della diocesi di Ugento; nonostante i mesi di fermento, la strada per ottenere tutti i permessi sembra in discesa per la multinazionale dell’oro nero.

Il comitato tecnico «Via» aveva chiesto, nella primavera scorsa, nuovi studi ad integrazione degli incartamenti già protocollati.

Così, nel giugno scorso, la Schlumberger ha ripubblicato il progetto completo. È stato come calciare un gol a porta vuota: gli enti interessati avrebbero dovuto presentare nuove controdeduzioni entro il 15 agosto. Quasi nessuno lo ha fatto. E così per i tecnici ministeriali la valutazione si è dovuta basare sui corposi studi di parte e sulle poche nuove osservazioni del territorio. Da qui il loro sì condizionato.

Il contenuto del parere non è noto, perché, come spiegato dagli uffici del dicastero, indirizzato solo al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. Il provvedimento di quest’ultimo è «in predisposizione». Dalla sintesi tra questo e il parere atteso del Ministero dei Beni Culturali scaturirà, alla fine, il decreto del Ministero dello Sviluppo economico, com’è accaduto per le isole Tremiti.

Intanto il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità la proposta dell’Ufficio di presidenza di ricorrere alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione sul caso delle previsioni normative, comprese le autorizzazioni concesse dallo stato, sulle trivellazioni e ricerca di pozzi petroliferi o giacimenti di gas naturale.

“Voto compatto e unanime – ha detto il presidente Roberto Ciambetti -. Il Consiglio ha dato mandato a me e al consigliere Graziano Azzalin di continuare a operare per la salvaguardia delle richieste referendarie deliberate dal Consiglio stesso sollevando anche uno o più conflitti di interessi davanti alla Corte Costituzionale nel caso in cui si riscontrasse la menomazione delle prerogative attribuite dalla Costituzione al Consiglio stesso”.

Chiunque vinca il referendum, non ci sarà alcuna nuova trivellazione. Questa, secondo fonti di governo, la posizione dell’esecutivo dopo la decisione della Corte Costituzionale. Le stesse fonti di governo definiscono destituite di fondamento indiscrezioni secondo le quali sarebbe allo studio un provvedimento ad hoc sulla durata delle concessioni di estrazioni già esistenti.