Regioni, bancomat senza controllo. Rimborsi milionari senza rendiconto

Pubblicato il 26 Settembre 2012 - 11:26 OLTRE 6 MESI FA
Renata Polverini, ex presidente del Lazio (Foto Lapresse)

ROMA – Spendere senza alcuna giustificazione delle spese, al massimo basta un’autocertificazione. Nei consigli regionali si fa così. Per fermare la consuetudine il governo Monti starebbe valutando un intervento di riduzione dei costi e controllo della spesa delle Regioni. Ma nel frattempo partiti e consiglieri non devono giustificare le proprie spese.

Il Corriere della Sera ha perso in esame le uscite di dodici consigli regionali. Tra queste otto non chiedono alcuna giustificazione. Le altre quattro sì (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Liguria), ma i controlli non ci sono.

Lazio: manca una regolamentazione dei fondi erogati ai partiti. La legge che stabilisce i rimborsi prevede per ogni gruppo 1.500 euro al mese  fissi e una quota variabile di 750 euro a consigliere. Ogni gruppo ha anche diritto ad un contributo mensile per le spese di aggiornamento, per l’attività politica e per pagare i collaboratori. A stabilire l’ammontare di questo contributo è l’ufficio di presidenza del consiglio regionale. Che con il presidente Mario Abruzzese, durante la gestione Polverini, ha aumentato da 1 a 13,9 milioni i fondi ai gruppi.

I fondi vengono erogati ai gruppi e gestiti dal tesoriere, a cui arrivano le fatture e gli scontrini dei consiglieri per avere il rimborso. Nessun altro controlla le spese e le richieste di rimborso. L’unico controllo, sottolinea il Corriere della Sera, è la presentazione del bilancio al Co.re.co. (Comitato regionale di controllo) che però ha solo un potere di verifica contabile.

Sicilia: i fondi destinati ai partiti ammontano a 12 milioni e 600mila euro. E non c’è nessun obbligo di rendicontazione. Ai deputati vanno 3.500 euro, ai dipendenti del gruppo 1.500, ai portaborse 4.100 euro (o meglio, questi sarebbero i soldi destinati sulla carta, ma solitamente i consiglieri versano ai collaboratori molto meno). Anche qui, come in Lazio, controllore e controllato sono interni al gruppo.

Sardegna: gli otto gruppi costano 5 milioni e 152 mila euro l’anno. In questo caso i rimborsi sono forfettari. Ad ogni consigliere, scrive il Corriere della Sera, sono destinati, oltre all’indennità di 2.700 euro al mese, una diaria tra i 3.200 e i 4.163 euro, un rimborso per spese di segreteria e rappresentanza di 2.346 euro per un anno e un contributo per spese di documentazione e strumentazioni tecnologiche di 9 milioni e 263 mila euro l’anno.

Calabria: non c’è alcun obbligo di rendicontazione, ma ci sarebbe una riforma in vista che prevede una maggiore trasparenza.

Campania: la legge regionale del 1972 è stata modificata nelò 1996 e prevede che per le spese di funzionamento ai gruppi vada un contributo fisso mensile. La somma viene aggiornata nel tempo. E per avere i soldi non serve alcun rendiconto. Attualmente ai 60 consiglieri arriva oltre un milione di fondi.

Veneto: i 60 consiglieri ricevono 2.100 euro al mese per rimborsi esentasse senza obbligo di rendicontazione. Ufficialmente quei soldi servirebbero a pagare la benzina. Ma il Corriere della Sera sottolinea che se così fosse i consiglieri percorrerebbero 16mila chilometri al mese. A testa.

Piemonte: i 60 consiglieri ricevono 7,5 milioni. Per avere il gettone di presenza basta un’autocertificazione libera. Il Piemonte ha annunciato di voler affidare a terzi la certificazione dei bilanci da pubblicare online.

Trentino Alto-Adige: le spese dei 65 consiglieri delle due Province autonome di Trento e Bolzano vengono giustificate da una dichiarazione dei capigruppo alla presidenza del Consiglio.

Toscana: i 50 consiglieri prendono 705mila euro al mese in tutto.

Liguria: i 40 consiglieri prendono 2 milioni e 900mila euro.

Emilia Romagna: ai suoi 50 consiglieri arrivano 2 milioni e 332mila euro solo per le spese di funzionamento.

Lombardia: per spartirsi i 10 milioni i consiglieri devono presentare lo scontrino. E il presidente dei gruppi consiliari è responsabile della regolarità della documentazione presentata. I giustificativi però sono opzionali, in base alla discrezionalità del capogruppo.