Lazio. Dimissioni Polverini, dov’è la lettera? Per ora solo manifesti e tanta tv

Pubblicato il 26 Settembre 2012 - 12:06 OLTRE 6 MESI FA
Renata Polverini

ROMA – Dov’è la lettera di dimissioni di Renata Polverini? Mentre una foresta è stata sacrificata per inondare la città di Roma di manifesti della lista Polverini che promette di far piazza pulita (ma la ramazza chi la impugna se lei dice che non si ripresenta nel Lazio?) non si è ancora trovato un foglietto di carta per formalizzare le sue dimissioni. E’ vero che tra talk show (ieri Ballarò oggi Vespa), saluti agli amici, allo staff…e oggi anche la Conferenza Stato-Regioni è più impegnata di quando era saldamente in sella.

Fatto sta che, a dispetto del coraggioso annuncio (a scoppio ritardato) delle sue dimissioni, Polverini è e resta il numero 1 in Regione e, dal momento che  Giunta e Consiglio se decadono, decadono insieme (per il principio giuridico “simul stabunt vel simul cadent” nel caso di elezione diretta del presidente), il Parlamentino non è ancora sollevato da nulla. Polverini, perché possa iniziare il conto alla rovescia per le prossime elezioni, deve presentarsi davanti al Consiglio regionale o inviargli una lettera come fece Marrazzo (anche lui tentennava) una decina di giorni sopo l’esplosione dello scandalo che lo rovinò.

Ora, se a pensar male si fa sempre bene, tanto vale recuperare quello che ha dichiarato Fiorito in proposito: “Non l’ho fatta cadere io ma Renata smetta di minacciare. Non è mica il primo ministro. Quella lettera di dimissioni non vale gnente. Finché non va in consiglio ci può sempre ripensà. Me pare una che ce ripensa spesso”. Ripensarci sembra eccessivo, ma è vero che non è ancora decaduta che ha già iniziato una campagna elettorale per il suo movimento “Città Nuove”. Prendendo in contropiede il centrosinistra che se vuole puntare a nuove elezioni subito per sfruttare l’harakiri Pdl una mossa se la dovrebbe dare.

Di manfrine e rallentamenti tattici per consentire vitalizi, pensioni e quant’altro non c’è bisogno: ci hanno già pensato non approvando la legge che doveva dare attuazione al famoso, quanto inoffensivo, taglio ai vitalizi annunciato nel 2011. I consiglieri regionali possono star tranquilli: si pagheranno i contributi per un paio di anni e mezzo e poi avranno diritto alla pensione (la legge direbbe a 55 anni, ma con la rinuncia a una piccola porzione è 50 anni). Fiorito avrà diritto a circa 4000 euro al mese.

Polverini non ha ancora formalmente chiuso la legislatura per prendere tempo. E’ lei che al pallino in mano sulla tempistica elle prossime elezioni. Dal momento della formalizzazione della crisi (delle dimissioni) possono passare da un minimo di 45 giorni a un massimo di 90 giorni per la data del voto. Va considerato anche un pericolo interpretativo cui hanno accennato i legali del Pd: Polverini ha tre mesi di tempo per indire le elezioni o per decidere una data?

Il governo Monti, anche per ragioni di bilancio (si risparmierebbero 20 milioni), vorrebbe un election day in primavera per accorpare politiche e amministrative. Berlusconi ha già fatto capire che le une influenzerebbero negativamente le altre. Una soluzione, dell’ultima ora, prevederebbe elezioni in inverno (10 febbraio può essere una data)in concomitanza con quelle comunali. Alemanno sarebbe già disponibile ad anticipare la fine della legislatura capitolina di qualche mese, attraverso le sue “dimissioni tecniche” da primo cittadino. Anche per consentirsi un piano B con le politiche in caso di sconfitta locale.