Matteo Renzi assediato dai big vecchi e nuovi del Pd: Prodi, Veltroni, Franceschini, Zingaretti…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Giugno 2017 - 16:30 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi assediato dai big vecchi e nuovi del Pd: Prodi, Veltroni, Franceschini, Zingaretti...

Matteo Renzi assediato dai big vecchi e nuovi del Pd: Prodi, Veltroni, Franceschini, Zingaretti…

ROMA – Matteo Renzi assediato dai big vecchi e nuovi del Pd: Prodi, Veltroni, Franceschini, Zingaretti… Non ci sta a far la fine dei leader della sinistra del passato, Matteo Renzi. All’accerchiamento dei “padri” del Pd, di alleati e avversari interni e della sinistra tutta, risponde con fermezza. Il rischio è farsi logorare.
L’obiettivo finale, sospettano i suoi, è impedirgli di essere candidato premier alle elezioni o comunque “commissariarlo”: l’effetto sarebbe fargliele perdere, quelle elezioni. Perciò l’invito a Dario Franceschini, Andrea Orlando, Nicola Zingaretti e tutti coloro che lo attaccano (“polemiche precostituite”, sostengono i suoi) dopo le comunali è parlare nella direzione del 10 luglio. Lì si vedrà chi ha i numeri, chi ha dalla sua il partito e una proposta seria da rilanciare.

Walter Veltroni: “Il Pd non ha più identità, mi sembra la Margherita”. “La vocazione maggioritaria non significa autosufficienza”.

Renzi accoglie con calma e rispetto l’intervista, che agita non poco i Dem, in cui Walter Veltroni lo invita a “cambiare passo” e presentarsi “per” e non “contro”.

Romano Prodi: «Vedo che mi si invita a spostare la tenda un po’ più in là. Lo farò senza difficoltà, la mia tenda è molto leggera, intanto l’ho rimessa nello zaino».

E allo stesso modo recepisce il comunicato stampa in cui Romano Prodi replica a un presunto attacco del segretario e dice di avere la tenda già fuori dal Pd. I renziani si guardano spaesati e chiamano il leader: “che cosa hai detto?”, gli domandano. Col passare dei minuti si capisce che il Professore non ha digerito le uscite post ballottaggi in cui Renzi e i suoi hanno bocciato le coalizioni “tenute dal vinavil”, ha decretato il fallimento del modello Pisapia sponsorizzato da Prodi a Genova e ha affermato, in un colloquio con Qn, che “i migliori amici del Berlusca sono i suoi nemici”.

I parlamentari Dem sono spiazzati, Graziano Delrio alla Camera è scuro in volto: non si può perdere Prodi, dichiara. La linea del Nazareno la dà un tweet di Matteo Richetti: “la nostra volontà è il contrario” che cacciare Prodi.

Dario Franceschini: “Bastano questi numeri per capire che qualcosa non ha funzionato? Genova, 19,8; Parma 14,9; Verona, 15,9; L’Aquila 17,2…”.

Andrea Orlando: “Renzi faccia il federatore, come sta dimostrando di saper fare, ma non potrà essere candidato premier”.

Nicola Zingaretti: “Da solo perde”.

Ma altro discorso è il fuoco di fila che a stretto giro parte dall’interno del partito. Contro Dario Franceschini e Nicola Zingaretti l’irritazione viene a stento trattenuta. Quando i due accusano Renzi di dividere e non unire, arrivano repliche come quella del renziano Ernesto Carbone che accusa il ministro di aver “fiutato il vento” sfavorevole al segretario come – è il sottinteso – fece con Enrico Letta quando passò con Renzi.

Franceschini è in rotta con il segretario perché gli ha dato poco spazio negli organi dirigenti del partito, sottolineano tra l’altro i renziani. E Zingaretti dovrebbe fare piuttosto i conti con il risultato elettorale deludente dei comuni del Lazio. Il sospetto è che ci sia un attacco alla leadership, come dimostrano le parole di Gianni Cuperlo, che accusa Renzi di “dividere” quando serve un leader “unitario”.