Renzi ha chiuso. La scissione nasce morta. E la sinistra non si sente tanto bene…

di Lucio Fero
Pubblicato il 17 Febbraio 2017 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Renzi ha chiuso, la sua parabola politica è definitivamente e irrevocabilmente in discesa. Gli è stata ritagliata e/o si è fatto ritagliare la parte del “cattivo” che se ne frega prima dei “sacri valori della sinistra” e poi dei “sinistri” costretti niente meno che alla scissione. Vero o falso che sia, questa è oggi l’immagine e di Renzi e il ruolo in cui l’hanno cacciato o si è cacciato.

Chi sa annusare l’aria che tira lo ha capito. Enrico Mentana ad esempio con il suo telegiornale “grillino” a giorni alterni (sempre meno alterni) ma sempre anti Renzi. Più lentamente, ma lo stanno capendo anche i quotidiani una volta grandi. Segnali precisi di comprensione che Renzi ha chiuso arrivano anche dal tipo di reato di fresco accoppiato a papà Renzi: “traffico di influenze”, al confine e oltre la dimostrabilità giudiziaria e giuridica ma per i tribunali di pubblica opinione invece autoevidente. Comunque arrivano tutti abbastanza tardi.

Renzi ha chiuso perché la reazione di rigetto del paese nei confronti del suo riformismo, reazione di ceti assistiti e lobby di interesse, reazione conservatrice, si è sommata con altri due alleati. Renzi ha chiuso quando intorno a lui si è chiuso il cerchio di reazione di rigetto conservatrice (ad esempio i tassisti, gli ambulanti, gli avvocati, i magistrati…e tanti altri tutti in armi e trincea perché nulla del loro si muova) più livore e rabbia anti sistema, più ancora le cosiddette “ragioni e valori della sinistra”. Troppo per non soccombere.

La reazione di rigetto non si è spenta durante i tre anni di governo Renzi, anzi. Nell’ultimo anno, quello del referendum, un bel pezzo di sistema, segnatamente la sinistra dentro e fuori il Pd, si è alleata con l’anti sistema, segnatamente l’elettorato M5S e leghista. Obiettivo comune: far fuori Renzi. Obiettivo raggiunto.

Obiettivo raggiunto che ora viene perfezionato mediante la scissione Pd e per mano degli scissionisti. Oggi quelli della scissione riescono a narrare siano più o meno costretti ad andarsene, costretti da uno che pensa solo a se stesso. Gli scissionisti si raccontano come profughi che fuggono da Troia in fiamme portando sulle spalle i padri e nelle mani i “penati” della tradizione. Insomma, dei “patrioti” della sinistra costretti ad abbandonare la patria da un usurpatore. Si raccontano così e in buona parte credono a se stessi.

Più singolare che ci credano gli altri, l’informazione e la pubblica opinione, ma tant’è. Non è vera la storia che raccontano gli scissionisti. Fin dall’elezione di Renzi alla segreteria e fin dall’inizio della sua azione di governo era ovvio e inevitabile, si può dire dovuto e obbligato, che avrebbero fatto la scissione. Nel nostro piccolo l’avevamo scritto molti mesi fa: sarà scissione. E non poteva che essere scissione perché i Bersani, D’Alema, Speranza…(Emiliano arriva dopo quando sente odor di leadership) e insieme ai Bersani, D’Alema, Speranza migliaia e migliaia nella Cgil e centinaia di migliaia nell’elettorato di sinistra hanno subito considerato Renzi come l’Anticristo, la destra travestita da sinistra che occupava la loro casa.

Fin dal primo giorno si sono sentiti obbligati al tirannicidio, a pugnalare il nuovo Cesare. E infatti  non hanno fatto altro per mesi e mesi, pugnalare Renzi. Perché solo pugnalando Cesare che vuol farsi imperatore salvi la repubblica. Analogamente gli scissionisti-congiurati hanno fin da subito pensato che solo il sangue politico sparso di Renzi avrebbe ridato al Pd la sua purezza. Non fanno la scissione costretti, l’hanno fatta da congiurati prima, da sabotatori poi ed oggi da giustizieri, estraendo il pugnale quando il tiranno è più indebolito.

Renzi ha chiuso perché ha contro le categorie e le lobby e le rendite di posizione. E centro ha la rivolta anti sistema. E contro ha la sinistra o quel che ne rimane.

E la scissione, gli scissionisti? Nascono morti, politicamente morti. Si preparano a sventolare le bandiere della giustizia sociale e ad avvolgere in queste bandiere i privilegi e i diritti acquisiti. In nome della società più equa benedicono chi rifiuta il merito e la selezione del merito, blandiscono chi immagina tutti o quasi assunti dallo Stato e il resto tutti in pensione. La loro società giusta è quella dove vige un eterno “tavolo” di spartizione delle risorse, risorse che non ci sono più anche perché nella loro società giusta la produzione delle risorse e la loro allocazione sui mercati è questione francamente rimossa.

Renzi l’hanno considerato l’Anticristo perché ha detto che in cattedra i prof non ci dovevano andare per anzianità di precariato. Perché ha detto e fatto che si può essere assunti con meno garanzie sia a vita ma con contratto vero e a tempo indeterminato. Sconvolgendo così l’assetto, anche mentale, della sinistra che ti vuole o precario o posto fisso e illicenziabile e in mezzo peggio chi ci sta. Anticristo che ha detto che quando si fanno riforme non è che ci guadagnano tutti, qualcuno e qualcosa ci guadagna a cambiar forma, qualcosa e qualcuno ci rimette, altrimenti che riforma è? Ma questo è bestemmia per ciò che il vero blocco elettorale della sinistra: borghesia progressista più pubblico impiego. La prima a Renzi ci stava, più o meno, il secondo no, giammai.

La scissione nasce morta perché se si tratta di fare l’Italia dell’anti riforma, del nuovo debito pubblico e dello Stato che prepara default, ci sono più convincenti e attrezzati sia M5S che i sovranisti di destra. Nasce morta perché asfittica è la sua cultura, soffocante la sua società, affetta da rigor mortis la sua idea stessa di sociale. Immaginiamoli alle prossime elezioni: faranno 10 o 15 per cento tuonando contro Renzi e Berlusconi per poi essere costretti ad allearsi con loro, oppure faranno occhi dolci a M5S che li ripagherà con disprezzo.

Renzi ha chiuso, la scissione nasce morta…e la sinistra non si sente tanto bene. Parafrasando il vecchio Woody Allen (quello del Dio è morto, Marx pure e io non mi sento tanto bene) la sinistra italiana (europea) soffoca nella morsa di una gigantesca contraddizione: i ceti che difende non consentono sviluppo e produzione di ricchezza in misura e modi tali da avere surplus per la redistribuzione sociale e di welfare. Sono i suoi ancoraggi sociali che strozzano come una catena la sinistra. E cioè avviene mentre una colossale risacca prima e marea poi reazionaria fa alzare il livello dell’acqua in porto e si dovrebbe salpare, lasciare i moli e i pontili. Ma la sinistra è ancorata lì e lì affogherà, più o meno nobilmente.