Renzi-Consip, tre “errori” per incastrarli fanno un solo indizio: Woodcock

di Lucio Fero
Pubblicato il 15 Maggio 2017 - 08:17 OLTRE 6 MESI FA
Renzi-Consip, tre "errori" per incastrarli fanno un solo indizio: Woodcock

Renzi-Consip, tre “errori” per incastrarli fanno un solo indizio: Woodcock (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Renzi-Consip: nella relazione investigativa redatta dal capitano Giampaolo Scafarto del Noe dei Carabinieri ci sono almeno tre errori acclarati. Acclarati dall’azione e dal riscontro dei fatti effettuati dalla Procura di Roma. Errori sostanzialmente ammessi dallo stesso capitano in audizione davanti al magistrato Ielo.

Primo errore: aver attribuito all’imprenditore Romeo ora in carcere, all’accusato di corruzione la frase “Ho incontrato Tiziano Renzi” mentre da intercettazione risulta che era l’ex parlamentare Bocchino, collaboratore di Romeo, a dire di aver incontrato Renzi…figlio. L’errore consiste in una “prova” dei contatti diretto tra il corruttore e il corrotto (Romeo e Tiziano Renzi) quando l’accaduto era un molto più ovvio e per nulla sospetto incontro tra un ex parlamentare e l’ex presidente del Consiglio.

Secondo errore: aver segnalato nella relazione che gli agenti che indagavano erano sottoposti alla sorveglianza da parte di uomini dei servizi segreti. Uomini dei servizi segreti risultati poi normali cittadini che abitavano nella strada dove gli agenti che indagavano svolgevano la loro azione. Quando il capitano Scafarto vine a conoscenza che gli agenti del servizio segreto non esistono dimentica però di inserire questo dato nella relazione e lascia la supposta presenza di uomini dei servizi come prova che Palazzo Chigi (Renzi figlio) muoveva segretamente e illecitamente a favore di Renzi padre.

Terzo errore: aver descritto nella relazione come Tiziano Renzi sia vento a conoscenza dell’indagine Consip grazie all’avvertimento di uomo di Renzi figlio appunto a Renzi padre. Quando dalle indagini e dai tabulati emerge come a dare notizia delle indagine a Renzi padre sia stato Marco Lillo giornalista de Il Fatto. Era il giornalista a conoscenza di cose teoricamente coperte dal segreto istruttorio e il giornalista è chi lo dice a Tiziano Renzi, non un “famiglio” mandato da Renzi figlio ad avvertire il papà. Nella relazione investigativa Scafarto omette questo fatto giustificando a posteriori l’omissione come omissione di “un fatto irrilevante”. Salvo poi, a sua volta intercettato, dire in conversazione telefonica che il non riportare la circostanza era stata “scelta investigativa”

A tutte e tre le contestazioni mossegli dalla Procura di Roma il capitano Scafarto ha fornito unica e sola risposta: “Woodcock sapeva tutto quello che facevo, ho sempre riferito a lui tutto”. Henry Jonh Woodcock il magistrato che da Napoli indaga su Consip, la stessa indagine che per la parte ce le compete la Procura di Roma ha tolto al Noe guidato da Napoli perché ogni passo, ed errore, dell’indagine napoletana arrivava diritta e diretta come verità ai giornali che prontamente stampavano.

Tre errori, obiettivamente convergenti in una sola conseguenza: incastrare i Renzi. Tre errori che fanno un solo indizio: Woodcock.