II Fatto: “Parentopoli leghista a Brescia: da Renzo ‘il Trota’…”

Pubblicato il 18 Novembre 2011 - 12:40 OLTRE 6 MESI FA

Renzo Bossi (Lapresse)

BRESCIA – Adesso che la Lega è tornata partito di lotta e d’opposizione, il Fattoquotidiano fa un viaggio nel mondo del Carroccio tanto teso negli ultimi tempi. Elisabetta Reguitti e Ferruccio Sansa ricordano le tappe dell’evoluzione del partito di Umberto Bossi, amato dal basso nel profondo nord e diventato poi vetrina anche per il figlio del Senatur Renzo detto “Il Trota”.

“A Brescia la rottura è arrivata con Renzo Bossi. Il Trota fu paracadutato in un collegio blindato, ma quella che pareva una vittoria si è rivelata il primo malessere del Carroccio. Oggi la vecchia guardia è al tramonto. Una volta comandava la gente della Valcamonica, l’invincibile famiglia Caparini. Il padre Bruno ospitava Bossi nel castello di Ponte di Legno. Poi qualcosa si è rotto: il Senatùr ha cambiato meta. Ma i Caparini non se la passano male: Bruno, nonostante i rovesci della sua Tecas Cavi, è stato ritenuto adatto per diventare consigliere di sorveglianza del colosso pubblico A2A. Ed eccolo nella fondazione del teatro Grande di Brescia. Il curriculum politico forse ha avuto un peso. Poi è toccato al figlio Davide, 44 anni. Già, difficile dire di no al Trota, quando Caparini jr. a 29 anni era in Parlamento. Lo stesso Davide che (pur essendo parlamentare) fa il giornalista del Tg Nord. Proprio quel Davide che, ricordano le cronache, invitava a non pagare il canone e poi si è “ritrovato” segretario di Presidenza nella Commissione di Vigilanza Rai. A Brescia hanno storto il naso. Ai congressi provinciali il Cerchio Magico di Bossi è stato umiliato dai maroniani. Resta Daniele Molgora, ex sottosegretario di Tremonti e attuale presidente della Provincia. Ma le leve del potere leghista hanno abbandonato la Valcamonica. Ecco emergere Fabio Rolfi, è segretario provinciale della Lega e vicesindaco. Però con il nuovo corso gli scandali non sono spariti”, raccontan0.

E ancora Reguitti e Sansa parlano degli scandali, descrivono scenari da “parentopoli leghista” con poltrone che sarebbero state assegnate ad hoc delle società partecipate e delle Asl: “Prima c’è stata la storia brutta, e mai chiarita, del dossieraggio in salsa verde: fascicoli con intercettazioni e accuse rivolte soprattutto ai leghisti non ortodossi. Questioni di sesso, non di politica, come ha raccontato Giulio Arrighini, leghista dissidente cui erano stati offerti (ma ha rifiutato). La storia è finita in cronaca giudiziaria: Monica Rizzi è indagata (anche se respinge le accuse all’opposta fazione). Sì, la “zarina bionda” del Cerchio Magico di Bossi, ripagata del suo impegno a favore del Trota con l’assessorato regionale allo Sport e ai Giovani. (…)C’è l’immancabile “parentopoli” con la signora Rolfi che fa piazza pulita degli avversari nei concorsi: vince un posto in Provincia, quarta su ottocento. Poi corre per la Asl di Milano. È diciottesima, ma ottiene un posto a tempo indeterminato. Il secondo giorno di lavoro si mette in aspettativa per assumere un posto a tempo determinato in Regione. Pare destinata alla segreteria del leghista Daniele Belotti”.