“Rissa da bar” le reazioni alla sentenza sul crocifisso

Pubblicato il 4 Novembre 2009 - 11:03 OLTRE 6 MESI FA

crocifissoSulla sentenza della Corte di Strasburgo non poteva mancare la presa di posizione di uno dei protagonisti del ricorso.«Una rissa da bar: pensavo che in uno stato di diritto le sentenze venissero rispettate». Così Massimo Albertin, che con la moglie aveva promosso ad Albano le iniziative legali per far rimuovere i crocefissi dalle aule scolastiche, ha definito le reazioni alla sentenza della Corte di Strasburgo che ha dato loro ragione. «Sono meravigliato – ha detto – del fatto che le istituzioni abbiano così poco rispetto di altre istituzioni».

Iscritto come la moglie Soine Lautsi all’Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti), Albertin ritiene che l’Italia «abbia bisogno di laicità, che deve venire da fuori perchè all’interno del Paese non si riesce ad ottenerla per via legale».

Albertin ha spiegato che inizialmente  l’Uaar aveva chiesto ufficialmente di esporre nelle aule anche altri simboli religiosi, ma la cosa non è stata accettata.

Dal canto suo la vice presidente del Senato Emma Bonino, intervenendo sull’argomento, ha invitato il governo a riflettere senza fare barricate. A suo giudizio nella sentenza non c’è nessuno scandalo e nessun furore laicista. La decisione – ha aggiunto la Bonino – è invece un inno alla religiosità, se per religiosità si intende l’adesione individuale a un qualche credo religioso. Inoltre, sempre a parere dell’esponente radicale, la Corte di Strasburgo ha espresso un principio importante confermando che i luoghi pubblici sono di tutti, sia dei credenti, sia dei non credenti.

Pier Ferdinando Casini ritornando sull’argomento ha asserito che la sentenza finirà per alimentare l’integralismo anti europeo che pur esiste nel nostro paese. «Questa – ha detto Casini – è un’Europa laicista che non lascia spazio nè a Dio nè alla religione. E noi siamo per un’Europa laica che riconosca le proprie origini cristiane».