“Consegnai gli assegni a Scajola al ministero”. I verbali dell’architetto Zampolini

Pubblicato il 3 Maggio 2010 - 09:29 OLTRE 6 MESI FA

Claudio Scajola avrebbe ricevuto gli assegni circolari del valore di 900 mila euro dalle mani dell’architetto Angelo Zampolini, direttamente nella sede del Ministero dello Sviluppo Economico. Lo ha ammesso lo stesso Zampolini ai pm, come risulta dalla trascrizione dei verbali e riportata da Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera di lunedì 3 maggio. Accompagnato dal suo legale Grazia Volo, l’architetto ha raccontato il 23 aprile scorso agli inquirenti il suo ruolo nell’operazione immobiliare del 2004 per l’acquisto dell’appartamento al Colosseo. Smentendo in toto la versione fornita da Scajola, che si ostina a negare un pagamento supplementare per l’acquisto dell’appartamento.

Dunque, nonostante la difesa a riccio del ministro nella tempesta, gli elementi a suo carico risultano tanti e circostanziati, senza che nel frattempo Scajola abbia fornito una spiegazione plausibile di un’eventuale complotto ai suoi danni. Per Calderoli “il ministro è onesto e soprattutto non è stupido”: non avrebbe commesso illeciti né tanto meno si sarebbe fatto incastrare così facilmente. Va bene che Calderoli è titolare del dicastero della Semplificazione, ma così rischia di farla un po’ troppo semplice.

Il racconto di Zampolini coincide alla lettera con quello verbalizzato dalle due sorelle Papa, le proprietarie che si sono divise i 900.000 euro e li hanno depositati ognuna sui propri conti correnti. In quel momento Zampolini non sa nemmeno che agli atti è già stata acquisita la testimonianza di Laid Ben Fathi Hidri, l’autista tunisino di Angelo Balducci che ebbe il compito di prelevare i soldi in contanti e di consegnarli al professionista, come del resto aveva già fatto molte volte in passato. «Vi darò una versione che non vi sembrerà credibile — quasi si giustifica — perché io quei soldi li ho ricevuti da un cittadino tunisino che collaborava con Anemone, ma non saprei come rintracciarlo».

I magistrati lo informano che i carabinieri del Ros lo hanno rintracciato e soprattutto che l’uomo ha già ammesso di aver consegnato «buste dal contenuto sconosciuto a vari soggetti, alcuni anche ministri». Resta da appurare perché tutti i soggetti coinvolti a vario titolo forniscano la stessa versione dei fatti: e che vantaggio avrebbero avuto le sorelle Papa a rivelare di aver ricevuto soldi che non avevano dischiarato al fisco?

I riflettori dell’inchiesta, a partire dalle rivelazioni del tunisino Fathi, sono ora concentrati sulle operazioni immobiliari condotte da quella che viene ormai definita la “cricca” del G8. In particolare i magistrati vogliono sapere di più circa la vendita da parte del figlio dell’ex ministro Lunardi di un appartamento nel rione Monti a Roma a Claudio Rinaldi, il commissario per i Mondiali di nuoto indagato dai pm di Perugia con l’accusa di essere inserito anche lui nella «cricca».

Il sospetto degli inquirenti è che in alcuni casi gli appartamenti siano stati utilizzati per ricompensare chi aveva consentito ad Anemone di aggiudicarsi appalti pubblici. L’attenzione si concentra su uno scritto, sequestrato a Balducci al momento dell’arresto, che sembra dimostrare come lo stesso Provveditore non sia in grado di giustificare alcune «entrate» finanziarie poi utilizzate per l’acquisto di immobili intestati ai figli. Case che, dice l’accusa, sono state comprate con il denaro messo a disposizione, almeno in parte, dall’imprenditore Diego Anemone.

Il vorticoso giro di compravendita di appartamenti, utilizzati per corrompere funzionari, questa è l’accusa, sarebbe suffragato da un documento riconducibile ad Angelo Balducci, un pro-memoria di difesa approntato per illustrare il quadro complessivo delle “iniziative, aventi una certa rilevanza economica, intraprese nel corso degli ultimi anni dai componenti della famiglia dell’ingegner Angelo Balducci”. Si tratta di una memoria dettagliata dei vari appartamenti acquistati e di cui mancano le pezze d’appoggio che ne giustifichino gli atti di vendita. Sono tanti gli appartamenti, soprattutto a Roma, con fatturazioni inesistenti e pagamenti in nero. La stessa modalità di acquisto ora contestata al ministro Scajola. Che dovrà dare più di una giustificazione, ai magistrati e al Paese.