Sergio Mattarella: “Io arbitro imparziale”. “Garantire la carta significa…”, il refrain

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Febbraio 2015 - 10:25 OLTRE 6 MESI FA
Sergio Mattarella ha giurato: "Io arbitro imparziale ma voi aiutatemi"

Sergio Mattarella ha giurato: “Io arbitro imparziale ma voi aiutatemi”

Primo discorso pubblico (30 minuti, 42 applausi) dopo il giuramento alla Repubblica, per il nuovo Capo dello Stato Sergio Mattarella davanti alla Camera dei deputati aperta a tutti i grandi elettori. Per il capo dello Stato sono priorità il diritto al lavoro dei giovani e portare a compimento l’iter delle riforme, legge elettorale in primis. E poi: “L’arbitro deve essere e sarà imparziale, i giocatori lo aiutino con la loro correttezza”.

“Garantire la carta costituzionale significa…”. Ben 5 standing ovation quando, introdotta dalla premessa che suona come un ritornello ad effetto, “garantire la carta costituzionale significa…”, il capo dello Stato ha elencato una lunga serie di risposte lungamente applaudite.

Un efficace artificio retorico per dire che osservare la Costituzione di cui lui è il massimo garante vuol dire “diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri”. Vuol dire “riconoscere il diritto al lavoro”.

Significa “avere giustizia in tempi rapidi”. Significa “amare i nostri tesori ambientali e artistici”, significa “ripudiare la guerra e promuovere la pace, garantire i diritti dei malati, ottenere giustizia in tempi rapidi, fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni, rimuovere le barriere architettoniche per le persone con disabilità, sostenere la famiglia come risorsa della società, garantire l’autonomia dell’informazione come presidio di democrazia”.

Cita Falcone e Borsellino, non il fratello Piersanti. Molto applaudito anche il passaggio in ricordo dei martiri della mafia: citati Borsellino e Falcone, grande understatement istituzionale ed eleganza di modi nel non menzionare il fratello Piersanti, raggiunto anche lui da un agguato omicida di matrice mafiosa.

L’importanza delle riforme, ma basta eccesso di deroga del Parlamento. Primo saluto deferente ai predecessori Ciampi e Napolitano. A quest’ultimo ringraziamento particolarmente intenso per aver accettato il re-incarico. Oltre ai due ex capi di Stato, sono due i nomi che Mattarella citerà nel corso dell’intervento: Papa Francesco e Stefano Tachè, ucciso a 2 anni nella sinagoga di Roma: era il 1982. Non è mancato un passaggio sui marò (e i tre rapiti italiani ancora nelle mani ai fondamentalisti islamici). Ma ha ricordato come “considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà sarebbe un grave errore. La minaccia è molto più profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza”.

L’agende “esigente” per restituire lavoro e speranza ai giovani. Omaggio a Consulta, al Csm e a tutte le magistrature. Appello non sono per l’unità territoriale ma anche l’unità delle attese e dei propositi. Mattarella si sofferma sulla crisi che sottrae futuro ai giovani specie al sud. Serve agenda “esigente” per scongiurare la rottura del patto sociale. Il consolidamento finanziaria va agganciato alla crescita, impegno di cui va dato atto al Governo (citato espressamente il semestre europeo a guida Renzi). Quel patto impegna la Repubblica.

L’importanza delle riforme, ma basta eccesso di deroga del Parlamento. L’urgenza delle riforme deriva dal dovere di dare risposte. Invito alla Pubblica Amministrazione  ad aggiornarsi nell’epoca della tecnologia. Saluto alle comunità straniere (fatica a trovare la pagina giusta e chiede venia). Riconoscimento di un parlamento con donne e giovani: risultato prezioso oscurato da polemiche e conflitti. L’aula non deve rappresentare un segmento della società o interessi particolari: “si è in queste aule rappresentanti del popolo italiano”.

Mattarella ha quindi rilevato la necessità di coniugare “l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali e la corretta dialettica parlamentare”.

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