Sondaggio Demos, gli italiani rivogliono le frontiere: 83% contro Schengen

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Settembre 2016 - 11:47 OLTRE 6 MESI FA
Sondaggio Demos, gli italiani rivogliono le frontiere: 83% contro Schengen

Sondaggio Demos, gli italiani rivogliono le frontiere: 83% contro Schengen (Foto archivio Ansa)

ROMA – Gli italiani vogliono più controlli alle frontiere, sia interne che esterne, tanto che l’83% è favorevole all’abolizione di Schengen. Questo il risultato del sondaggio condotto da Demos per Repubblica in cui il 48% degli intervistati chiede il ripristino dei controlli in ogni caso, mentre il 35% lo ritiene opportuno solo in circostanze ritenute particolari. Resta così solo un 15% degli intervistati che si dice favorevole a mantenere la libera circolazione nell’area Schengen.

Ilvo Diamanti su Repubblica ripercorre il sentimento europeo degli italiani dall’entrata nell’Unione negli anni 2000 ad oggi, spiegando che oltre al fattore economico e monetario della crisi, che ha inevitabilmente creato dissapori, anche l’emergenza dell’immigrazione ha generato malumori e insicurezze rispetto al sogno dell’Europa che fu di Altiero Spinelli, Jean Monnet, Robert Schuman e Konrad Adenauer:

“Almeno in Italia. Dove una larga maggioranza dei cittadini pensa di rientrare dentro alle mura, o almeno, alle frontiere, degli Stati nazionali. Questo sentimento si associa a orientamenti politici precisi. Raggiunge, infatti, livelli elevatissimi fra gli elettori della Lega (oltre 70%) e di Centro-destra (due terzi, nella base di Forza Italia). Ma incontra un sostegno ampio (quasi 50%) anche tra chi vota M5s. Mentre si riduce sensibilmente (sotto il 40%) nella base del Centro-sinistra. La richiesta di frontiere, peraltro, declina in modo particolare fra i giovani e gli studenti. Abituati a frequentare le Università europee, grazie al programma Erasmus”.

Il motivo di questa avversione a Schengen sarebbe legato ai timori suscitati dagli immigrati più che alla sfiducia nei confronti delle istituzioni dell’Unione europea, spiega Diamanti:

“E contribuisce, in qualche misura, a far crescere la nostalgia dei muri. Come se le frontiere e gli stessi muri potessero “chiudere” (e proteggere) un Paese “aperto” come il nostro. Verso Est, l’Africa e il Medio Oriente. Circondato, in larga misura, dal mare. In tempi di globalizzazione. Dove tutto ciò che avviene dovunque, nel mondo, può avere effetto immediato sulla nostra vita. Sulla nostra condizione. Sul nostro contesto.

Per questo il dibattito politico sulle frontiere, in Europa ma anche in Italia, appare dettato da ragioni politiche e ideologiche. Perché le frontiere servono a riconoscere gli altri e de-finire noi stessi. E, in quanto tali, come ha scritto Régis Debray, possono costituire “un rimedio contro l’epidemia dei muri”. Ma quando diventano muri ci impediscono di guardare lontano. Alimentano solo la nostra in-sicurezza. Non alleviano le nostre paure. Ma rafforzano solo gli imprenditori politici delle paure”.