Svezia al voto, favoriti i socialdemocratici. Ma si teme ascesa neonazisti

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Settembre 2014 - 11:35 OLTRE 6 MESI FA
Svezia al voto: favoriti i socialdemocratici. Ma si teme ascesa neonazisti

Stefan Löfven, leader dei socialdemocratici, è il favorito alle elezioni politiche in Svezia

STOCCOLMA – Urne aperte in Svezia per il rinnovo del parlamento dopo otto anni di governo conservatore. La lotta per la prima posizione è limitata al premier di centrodestra Fredrik Reinfeldte e al socialdemocratico Stefan Löfven, dato per favorito, ma c’è attesa per il risultato che otterranno i Democratici, formazione populista ed euroscettica guidata da Jimmie Akesson.

Monarchia costituzionale, la Svezia ha un parlamento unicamerale, il Riksdag, composto da 349 membri eletti con il sistema proporzionale e la soglia di sbarramento al 4%. Membro dell’Ue dal 1995, il paese scandinavo non ha aderito all’Euro e la sua moneta è rimasta l’amata corona.

A contendersi il governo di questo territorio poco popolato (dieci milioni di abitanti) ma di antichissima storia, sono due leader profondamente diversi i cui consensi negli ultimi mesi si sono letteralmente capovolti.

FREDRIK REINFELDT, attuale premier e leader del Partito Moderato (107 seggi) e della cosiddetta Alleanza – sotto la cui egida operano quattro partiti di centrodestra: insieme ai moderati, i centristi, il Partito liberale e i Cristiano democratici – è l’uomo che ha strappato ai socialdemocratici otto anni di potere. Primo ministro dal 2006, 48 anni, Reinfeldt è politico navigato che nel tempo ha perso i consensi di cui godeva inizialmente, e che nelle recenti elezioni europee è stato superato dai Socialdemocratici e dai Verdi. Propugnatore del taglio delle tasse, e della lotta all’immigrazione di massa, secondo gli svedesi non ha fatto abbastanza per favorirne l’integrazione e per la creazione di posti di lavoro, soprattutto tra i giovani. Secondo le ultime statistiche, infatti, pur essendo sceso di circa un punto, il tasso disoccupazione è comunque quasi all’8 per cento. Alla coalizione di centro destra si rimprovera anche la bolla immobiliare (con conseguente alto indebitamento delle famiglie) e i risultati insoddisfacenti della scuola pubblica (con conseguente boom delle scuole private).

STEFAN LÖFVEN, 56 anni, ex sindacalista del settore metallurgico, leader dei socialdemocratici (112 seggi), è secondo gli osservatori l’uomo che erediterà da Reifeldt il governo del paese. Noto per la sua bonomia ma anche per le scarse prestazioni oratorie, Lofven guiderebbe una coalizione rosso-verde nella quale sono presenti oltre ai socialdemocratici (partito più antico di Svezia, tornato ad essere il primo con le europee di quest’anno), anche Verdi e Partito di sinistra. Le parole d’ordine di Lofven sono contenute in un manifesto elettorale considerato molto più attinente alla realtà rispetto alle promesse di Reinfeldt e che mette al primo posto lavoro, istruzione, welfare con previsioni di spesa per 5,7 miliardi di dollari.

JIMMIE AKESSON, leader dei Democratici svedesi (20 seggi) formazione populista, nazionalista. Nelle retrovie è l’unico in grado di dare preoccupazioni ai due big ma paga il peso di un passato troppo vicino ai neonazisti svedesi. Nelle elezioni del 2010 è per la prima volta entrato in Parlamento e alle europee ha ottenuto un ulteriore successo. Impensierisce un possibile ruolo di Akesson come ago della bilancia in caso di maggioranze risicate, poiché non ha voluto schierarsi né con la destra, né con la sinistra.

Dulcis in fundo, secondo i sondaggi, il Partito di Iniziativa Femminista che, per la prima volta nella sua storia, avrebbe buone chance di conquistare un seggio ed entrare nel Riksdag.