Tetto agli stipendi Rai: sì del Senato. Al massimo 240mila euro

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Settembre 2016 - 19:26 OLTRE 6 MESI FA

 

 Tetto agli stipendi Rai: sì del Senato. Al massimo 240mila euro

Tetto agli stipendi Rai: sì del Senato. Al massimo 240mila euro

ROMA – Sì al tetto agli stipendi Rai: l’Aula del Senato ha dato il via libera unanime (con la sola astensione del senatore del Movimento 5 stelle Giovanni Endrizzi) all’emendamento al disegno di legge sull’editoria che fissa per gli stipendi di amministratori, dipendenti e consulenti della televisione pubblica un tetto a 240mila euro, lo stesso previsto per gli amministratori pubblici.

 

L’unico parlamentare ad essersi astenuto sull’emendamento presentato dal relatore Roberto Cociancich (Pd) è il senatoreEndrizzi (M5S) che ha votato in dissenso dal suo gruppo che, invece, ha detto sì. “Con la mia astensione – ha detto Endrizzi intervenendo in Aula – intendo lasciare al Pd tutto il merito di passare la paletta dove il M5S ha indicato di pulire…”.

I 5 Stelle, infatti, con Alberto Airola, avevano ribadito di essere stati loro “i primi” a protestare contro gli “stipendi d’oro” nel servizio pubblico radio-televisivo. Anche gli altri gruppi, tra cui Forza Italia e Lega, hanno rivendicato la paternità della decisione. Soprattutto Roberto Calderoli che, avendo “presentato per primo l’emendamento” in questo senso, ha chiesto e ottenuto che si votasse prima la sua proposta di modifica di quella di Cociancich. “Voteremo convintamente sì a questo emendamento – aveva detto Lucio Malan (FI) – perché è frutto del nostro lavoro”.

Nella gara tra i partiti ad intestarsi la norma contro le mega retribuzioni è il Pd, con Francesco Verducci, ad esprimere grande soddisfazione: “Con questo emendamento, su iniziativa parlamentare – afferma il vicepresidente della Commissione di Vigilanza – la Rai farà un ulteriore salto di qualità su trasparenza e riordino delle retribuzioni, sanando la troppa confusione e le troppe iniquità, spesso stratificatesi negli anni, che ne compromettono pesantemente la credibilità e l’autorevolezza. E’ un passo importante, che spronerà l’azienda a varare un vero codice di regolamentazione e alla completa trasparenza su tutte le retribuzioni, anche quelle artistiche”.