Tremonti, un apache nel forte. Il Pdl prova a “stanarlo”

di Dini Casali
Pubblicato il 27 Giugno 2011 - 22:04| Aggiornato il 1 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti

ROMA – Asserragliato nel fortino di via XX settembre, il ministro dell’Economia Tremonti sta limando in gran segreto la manovra finanziaria, che qualcuno della sua maggioranza ha già provveduto a qualificare da manicomio. Il deputato Crosetto ha invocato infatti  uno psichiatra, la domenica. Il lunedì chiarisce che il titolare del Tesoro non può ritenersi un dio e ignorare qualsiasi confronto, eludere le richieste, snobbare gli alleati. Non è  solo Crosetto. Il senatore Pino Firrarello, svela il retropensiero politico di molti colleghi del Pdl: “Tremonti presenta una manovra per fare cadere il governo e presiederne uno tecnico. Le lobby di petrolio e delle banche non si toccano. Le sue sono proposte indecenti”. Testuale. Dai vecchi amici del ministro, i leghisti, per ora nessuna parola di aiuto o solidarietà. Si son riuniti a Via Bellerio per preparare il decisivo consiglio dei ministri di giovedì 30 giugno: bocche cucite, solo sull’innalzamento dell’età pensionabile per le donne.

Per ora Tremonti ha incassato un solo sì preventivo, sulla fiducia diciamo così, della Marcegaglia sulla riforma fiscale, che Confindustria giudica positivamente. Secondo gli avversari dell’opposizione il nodo è tutto nell’incompatibilità di fatto tra Berlusconi e Tremonti. Chiaro. Cioè Tremonti è responsabile, il premier non lo è affatto. Entrambi sono colpevoli, però. “In queste ore il vero oggetto della discussione tra i leader di Pdl e Lega è l’imboscata nei confronti di Tremonti. Non ci meraviglieremmo se giovedì anziche’ il varo della manovra dal Consiglio dei Ministro uscisse fuori il nome del nuovo ministro dell’Economia”. Il vaticinio è di Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni Economiche del Gruppo Pd.

Mentre gli alleati provano a stanarlo (“chiami 20 volte al giorno il suo capogabinetto, mai che rispondesse una volta”), mentre Berlusconi ventriloquo agita qualche pupazzo per metterlo sul chi va là, il premio di rendimento pagato dai Btp decennali vola a un nuovo record storico rispetto al corrispettivo bund tedesco. Contemporaneamente virano in deciso rialzo i costi nella prima asta di titoli del Tesoro dopo l’annuncio di Moody’s su un possibile declassamento delle banche italiane. La forbice tra i Btp e il bund si e’ allargata a 223 punti base, segnando un nuovo massimo storico dall’introduzione dell’euro nel 1999, e guadagnando ben nove punti rispetto al record di venerdi’ scorso. Solo nel pomeriggio il differenziale di rendimento e’ sceso intorno ai 210 punti, in seguito ”a un flusso di acquisti da parte di investitori istituzionali domestici”, ha spiegato un operatore di Piazza Affari. La Marcegaglia, calcolatrice alla mano, ha offerto un quadro più che allarmante: “Con il nostro debito pubblico ogni cento punti base a regime si traducono in 16 miliardi di euro in piu’ di deficit”. E, infatti, la forbice tra i Btp e il bund (il famigerato spread) si è allargata a 223 punti base, segnando un nuovo massimo storico dall’introduzione dell’euro nel 1999, e guadagnando ben nove punti rispetto al record di venerdi’ scorso. Solo nel pomeriggio il differenziale di rendimento è’ sceso intorno ai 210 punti, in seguito ”a un flusso di acquisti da parte di investitori istituzionali domestici”, ha spiegato un operatore di Piazza Affari.