Tremonti, Milanese, Bersani e Penati ci fanno urlare: non hanno pudore né senso del ridicolo

Pubblicato il 28 Luglio 2011 - 09:06 OLTRE 6 MESI FA

Non hanno proprio pudore. Politici, alti funzionari statali, magistrati ce n’è per tutti. Le vicende che in fondo colpiscono di meno sono quelle delle mazzette ai politici, fa parte della retorica, di destra e di sinistra, che si riassume nelle battute qualunquiste di Totò, del tipo: che fa l’onorevole? magna…

Le storie più dolorose sono quelle dei magistrati, ordinari come amministrativi, perché a loro è affidata la manutenzione della complessa macchina della democrazia e ti fa male quando scopri che uno di loro passava notizie riservate al figlio avvocato che le passava a…. E ti fa male anche leggere di vendite di ville la cui apparenza sembra placare mastini giornalistici privi della guida di un verbale in casi dove la legge, almeno in apparenza non è stata violata, ma sono state violate invece le norme della opportunità, della sensibilità, del buon gusto.

Rileggiamo i verbali dello scandalo della “cricca”, del gruppo che faceva capo a Angelo Balducci e Diego Anemone. Anche se alla fine scopriremo che finiranno tutti assolti, la gravità di quel che è emerso, dal punto di vista della proprietà, nel senso di appropriatezza e correttezza, dei comportamenti di alti funzionari dello Stato, anche nemmeno imputati ma solo citati, è dale da lasciare di sasso: uno che implora di sistemare il fratello della fidanzata, un altro che scrocca un week end in un albergo di lusso. Eppure non parliamo di poveri garzoni di barbiere, di manovali romeni, parliamo di gente che gode di retribuzioni nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro all’anno.

Pochi, anzi nessuno, hanno il coraggio di entrare in questo territorio degli alti ranghi statali. Non sono cose abbastanza gravi da attirare l’attenzione della giustizia criminale e quindi si mormora indignati ma poi tutto continua e questo piccolo club di amici degli amici si scambia i posti, fa carriera e avvolge l’intera macchina statale in una viscida rete di collusioni ammiccanti.

Che siano storie vecchie di un anno, la vendita della villa, o cronaca di oggi, pranzi inopportuni, tutto contribuisce a un senso di disagio che ci prende tutti.

Pensiamo a un giornalista espulso dall’ordine davanti alla cui porta facevano la fila generali, amministratori pubblici, attori e naturalmente giornalisti per un posto, una promozione, una stelletta in più.

Ora un colpo ferale per i poveri cittadini, oppressi dalla pressione fiscale più alta del mondo. Destra e sinistra, pedoni e generali tutti accomunati dal disprezzo di quelle stesse regole che loro ci hanno buttato nelle gambe come ossa per cani, per farci credere che la morale pubblica è garantita.

E siamo al massimo: il ministro delle Finanze che scrocca la casa a Roma da un suo “braccio destro” della cui attività i contorni si fanno sempre più loschi e preoccupanti.

Non è una novità nella storia del mondo. Tanto per fare un esempio, nella Francia del ‘500 e del ‘600 più di un sovrintendente alle finanze è stato scoperto ricco come Creso: ma è finito con la testa tagliata; quello cui è andata meglio fu Nicolas Fouquet, che finì in carcere nella tetra fortezza di Pinerolo finché la morte non lo liberò.

Lascia di sasso la notizia, più da Male o da Cuore che da giornali d’informazione politica che invece lo prendono lo serio, del segretario del partito, che incardina le aspirazioni di rinnovamento non solo della sinistra ma degli italiani, il quale minaccia una class action contro chi riferisce notizie fastidiose contro i suoi dirigenti. Una volta il Pci si imponeva per un grande senso di dignità e decoro che ne caratterizzava parole e comportamenti politici. Era una dote che anche i suoi avversari, anche i più estremi come Berlusconi, non potevano contestare. Oggi i vertici dell’ex Pci sembrano più soggetti da vignette umoristiche, da trame della commedia dell’arte, forse fa meno paura Balanzone che Stalin, ma non siamo al cinema, siamo alle prese con un paese a pezzi.

Il tutto è poi tenuto assieme dal ricorso alla denuncia della “macchina del fango” da parte di chiunque venga infastidito da notizie sgradevoli, da opinioni non in linea. Tutto in nome di complottismi che alla fine, buttando tutto nella nebbia della grande macchinazione, finiscono solo per aggravare i problemi che ci affliggono e certamente non contribuiscono a risolverli.

Queste le ultime notizie di cronaca e i verbali sulla vicenda della casa romana del ministro Giulio Tremonti e sullo scandalo tangenti che sta investendo Filippo Penati e il Pd.