Tv digitale terrestre: per bloccare Sky Berlusconi si rivolge alla Clinton e al Consiglio di Stato, alla faccia del conflitto di interessi, rischiando di far saltare la legge Gasparri

di Paolo Gentiloni
Pubblicato il 9 Dicembre 2010 - 19:03 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro dello Sviluppo Economico ha posto al Consiglio di Stato un quesito tanto singolare quanto imbarazzante: verificare se l’imminente ingresso di Sky nel digitale terrestre avvenga in condizioni di reciprocità. La reciprocità richiesta è ovviamente tra Italia e Stati Uniti e riguarda lo specifico del settore televisivo. Infatti Sky è una società la cui catena di controllo porta direttamente in America, perché il principale azionista – persona fisica, Rupert Murdoch, è cittadino americano  e lo è dovuto diventare, lui australiano, proprio perché la legge americana non consente il controllo di network tv  in analogico da cittadini stranieri.

Questo vale anche da noi, per i network in analogico, ma non dovrebbe valere più col digitale terrestre, come non vale per la tv satellitare.

La mossa del governo Berlusconi rivela il panico in cui Mediaset e il suo padrone si trovano, di fronte alla possibilità che Murdoch, forse il più grande e completo editore del mondo, possa giocare a tutto campo in Italia, senza più il vincolo del satellite. Si tratta di una mossa chiaramente disperata, perché, portando il digitale terrestre nel recinto dei vincoli previsti per l’analogico, Berlusconi rischia di mettere in gioco la natura del digitale terrestre, come salvagente di Retequattro.

Nei mesi scorsi, il governo Berlusconi aveva ripetutamente cercato di impedire il via libera comunitario a Sky. Oggi si rivolge al Consiglio di Stato anche se tutti sanno che le accertate condizioni di reciprocità tra le diverse piattaforme furono alla base della luce verde comunitaria. Chiederlo oggi da parte del Governo non è solo una mossa in extremis, attraverso un cavillo, per ritardare l’ingresso di Sky, ma anche una gaffe nei confronti della Ue e un ennesimo episodio del conflitto di interessi.

Anche se Berlusconi ci ha abituato a ben altro, non è proprio una delle mosse più eleganti interpellare, sul tema della reciprocità, anche, come sembra sia avvenuto,  lo stesso Dipartimento di Stato americano, retto da quella stessa Hillary Clinton che tutti abbiamo visto al Tg dire a denti stretti e sorriso forzato che Berlusconi “is America’s best friend”.  Si dice anche, ma probabilmente è solo una esagerazione, che nella fretta angosciosa e angosciata di agire, la prima richiesta di chiarimento al Dipartimento di Stato sia arrivata su carta intestata della Presidenza del Consiglio e non, come c’era da aspettarsi, dal Ministero degli Esteri.