Umberto Bossi, pellegrinaggio a Medjugorje: “E’ solo e depresso”

Pubblicato il 23 Novembre 2012 - 10:13 OLTRE 6 MESI FA
Bossi con Maroni (Foto Lapresse)

MILANO – Solo e depresso. Ma soprattutto, pellegrino a Medjugorje. Chi conosce da vicino Umberto Bossi lo descrive così, in questo suo scorcio di vita lontano dalla prima linea della Lega. Pare che un rinnovato spirito cristiano abiti il suo cuore, come racconta nel dettaglio Il Giornale che all’ex alleato di ferro di Berlusconi dedica un ritratto impietoso.

Bossi a Medjugorje, quindi. Per l’8 dicembre, festa dell’Immacolata, pare che sia tutto pronto e prenotato, partirà in gruppo insieme alla moglie Manuela Marrone. Previsto il classico tour dei pellegrini: salita sulla collina delle apparizioni e sul monte Krizevac.

Pare che  la fede ritrovata da Bossi sia frutto di un lungo percorso, iniziato mesi fa. Già a giugno, racconta sempre il Giornale, Bossi era in prima fila sul pratone di Bresso, in Brianza, dove i fedeli aspettavano l’arrivo di Benedetto XVI.

La svolta mistica del fondatore della Lega non è solo faccenda privata ma indubbio segnale politico. Come dimenticare la devozione leghista al culto pagano? I figli di Bossi stesso hanno nomi assolutamente pagani, compreso il folkloristico Eridanio Sirio, ultimogenito. L’ex ministro Calderoli si sposò addirittura con rito celtico. Solo nel 1997 Bossi attaccava la Chiesa in pubblico abitualmente. Cambia qualcosa nel 2001 dopo le Torri gemelle, episodio che ricompatta la Lega alla Chiesa e fa virare il partito su solide posizioni anti islamiche.

Ma pare che tra la Lega pagana e il Bossi cristiano non ci sia contraddizione, anzi. Umberto stesso trovò una sua personale crasi. Quando la Lega sfilò a Milano contro Monti, Bossi, ancora capo partito, diede ordine di iniziare il comizio con mezz’ora di ritardo per dar modo al cardinale Angelo Scola di terminare la messa. “Angelo Scola – disse in quell’occasione – è nato a Lecco e il papa nella sua infinita saggezza l’ha mandato da noi. Scola parla ancora il dialetto, la nostra lingua. E’ uno dei nostri. Speriamo che Scola dica le sue preghiere per la Padania“.