Unioni Civili, niente accordo. Alfano: No adozioni gay

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Ottobre 2015 - 19:50 OLTRE 6 MESI FA
Unioni Civili, niente accordo. Alfano: No adozioni gay

Unioni Civili, niente accordo. Alfano: No adozioni gay

ROMA – Un vertice a Palazzo Chigi, ma sulle Unioni Civili l’accordo non c’è. Nel pomeriggio di oggi 12 ottobre si sono incontrati nella sede del Governo il premier Matteo Renzi, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, Renato Schifani per Area Popolare e Luigi Zanda per il Pd. Ma su tempi e contenuto del testo non c’è intesa. Non a caso a fine vertice Alfano è il primo a uscire e a parlare con la stampa. Annunciando quello che nella sostanza è un nulla di fatto.

Per Alfano, infatti, di adozioni non si può neppure parlare. Alfano spiega che  Area popolare “farà una battaglia leale e coerente sui nostri principi: sì al riconoscimento di diritti individuali patrimoniali, no all’adozione dei bambini. Il tema delle adozioni è un tema che oggi ci divide molto”.

Che l’accordo sia lontano lo conferma subito dopo Zanda: “Con Ncd abbiamo delle differenze sui contenuti, su alcuni punti del provvedimento. E anche sull’urgenza di portare la legge in Aula. Il Pd ritiene che ci sia la necessità di andare presto in Aula, Ncd ha un’opinione diversa”.

Nemmeno il Pd, insomma cambia linea. Il partito del premier vuole  la calendarizzazione in Aula al Senato del ddl Cirinnà-bis (quello che prevede la step child adoption, ovvero la possibilità per un coniuge omosessuale di adottare il figlio dell’altro coniuge) già per mercoledì, ovvero subito dopo l’ok finale alle riforme e prima che si inizi a parlare di Bilancio.   La posizione del Pd sarebbe stata espressa ad Angelino Alfano e Renato Schifani dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, dal ministro Maria Elena Boschi e dal presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda. Sarebbe dunque, sottolineano fonti qualificate del Pd, rispettosa dei partner di maggioranza e aperta al confronto in Parlamento, ma affermerebbe che non si recede dall’intenzione di incardinare la legge in Aula a Palazzo Madama prima della legge di stabilità.

I centristi, sono ovviamente per diluire i tempi. Spiegano che il testo è arrivato in commissione Giustizia solo la settimana scorsa e che sul testo non c’è stata ancora discussione.

Se Zanda era possibilista sullo spostare al 2016 la discussione è arrivato lo stop del Movimento 5 Stelle con un comunicato firmato da Giovanni Endrizzi, Vito Crimi e Nicola Morra: “Già è anomalo che il calendario dei lavori parlamentari venga discusso a palazzo Chigi. Inoltre è ancora più assurdo che si debba discutere se dare priorità al riconoscimento dei diritti civili o alla tutela dei partiti politici. Noi lo diciamo preventivamente: i partiti di maggioranza non si azzardino a rinviare nuovamente la discussione in aula delle unioni civili, per dare priorità alla Boccadutri e garantirsi con un uso improprio del Parlamento milioni e milioni di euro di finanziamenti pubblici, senza che vi sia stato alcun controllo preventivo dei propri bilanci”.