Virginia Raggi. Dopo Olimpiadi rischia anche stadio Roma

di Danilo Meconio
Pubblicato il 23 Settembre 2016 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA
Raggi. Dopo Olimpiadi rischia anche stadio Roma

Virginia Raggi. Dopo Olimpiadi rischia anche stadio Roma

ROMA – Sulle Olimpiadi il Movimento 5 Stelle ha tenuto il punto e mantenuto quanto aveva promesso (o minacciato a seconda dei punti di vista) in campagna elettorale. Ma a Roma c’è un’altra opera su cui M5s e il suo candidato sindaco Virginia Raggi si era detta perplessa in campagna elettorale: lo stadio della Roma che dovrebbe, e il condizionale è d’obbligo, essere realizzato a Tor di Valle.

Stadio che, racconta Jacopo Iacoboni su “La Stampa” è “al centro di un braccio di ferro”. La questione, però, è se possibile più complessa di quella Olimpiadi. Perché il Comune a dire no ci rimette in opere pubbliche (450 milioni tra metropolitane, e raddoppi stradali) e rischia di rimetterci ancora di più se la Roma dovesse adire le vie legali.

La questione è intricata. Lo stadio ha già ottenuto la pubblica utilità dalla precedente giunta. Ed ha iniziato il suo percorso in sede di conferenza delle regioni. Revocarne la pubblica utilità è tecnicamente possibile ma estremamente rischioso. Non a caso il “no” secco dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini si è ammorbidito quando lo stesso è andato a vedere le carte. E quindi la strategia del Comune e della Raggi sembra essere un’altra: trattare, e lasciare una impronta M5s sullo stadio che verrà. Come? Ci sono due strade possibili: la prima è quella di far ridurre le cubature. E quindi “vendere” come risultato politico l’aver contrastato la colata di cemento e mattoni.  Ma i margini di trattativa, visto l’enorme costo del progetto, sembrano essere abbastanza ridotti.

La seconda strada è quella di alzare il prezzo. Chiedere alla Roma di aumentare le opere pubbliche e raddoppiare, per esempio, la via del Mare ben oltre Tor di Valle, fino a viale Marconi. Con costi, per il club di Pallotta, destinati a salire ancora.

C’è poi la terza via. Quella che di fatto farebbe saltare il banco. E’ la via che piace a Berdini e prevede il ritorno al progetto originario: soltanto lo stadio. Niente palazzi. Niente metro. Niente raddoppi. Ma sarebbe come ricominciare da capo. Ed è difficile, anzi impossibile, che James Pallotta da Boston che proprio in questi giorni gira il mondo a caccia di coofinanziatori, possa a questo punto accontentarsi del “solo” stadio.