Virginia Raggi, prima donna sindaco a Roma e la più giovane

di redazione Blitz
Pubblicato il 20 Giugno 2016 - 08:50 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Virginia Raggi è il primo sindaco donna della storia di Roma e pure la più giovane. Un trionfo capitale per il Movimento 5 stelle, tale da finire in grande evidenza sui media internazionali. Appena dopo gli exit poll, il sito dell’agenzia France Presse ha dato la breaking new: “Roma ha eletto la populista Virginia Raggi come primo sindaco donna con una sconfitta elettorale per il premier Matteo Renzi”. Anche l’emittente panaraba Al Jazeera aveva preannunciato, con un tweet, la vittoria della Raggi, prima ancora che venissero chiusi i seggi nella Capitale. Per l’agenzia Reuters “il premier Renzi affronta una pesante sconfitta nelle elezioni amministrative”.

Si tratta di un risultato storico, non di una sorpresa. Storico perché è la prima volta nella storia plurimillenaria della Città eterna che una donna accede al Campidoglio, ma non è una sorpresa, visto lo stato della Capitale, annota tristemente Le Monde. Su Virginia Raggi convergono tutti i voti del centrodestra ormai fuori dai giochi al ballottaggio: con il 67,2% di voti ha doppiato il rivale Pd Roberto Giachetti, che porta comunque a casa il suo 32%.

Tutta la gioia e l’emozione del risultato è stata catturata in uno scatto rubato dal fotografo Ansa Alessandro Di Meo: uno scorcio dalla finestra dove la neoeletta sindaca si è appartata per rispondere alla telefonata più attesa: quella che le comunica i risultati del ballottaggio.

Ma chi è Virginia Raggi? Viola Giannoli sul quotidiano la Repubblica traccia un profilo dell’avvocato civilista che ha sbancato alle urne:

Avvocato civilista di professione, a luglio compirà 38 anni. Un’infanzia nel quartiere di San Giovanni, il diploma allo scientifico Newton, la laurea in Giurisprudenza a Roma Tre. Dall’età di 26 anni però la geografia cambia: trasloco a Roma Nord, borgata Ottavia. E’ lì che abita assieme a Matteo, il figlio di 7 anni, e non distante dal marito, Andrea Severini, regista radiofonico e attivista pentastellato che tempo fa la convinse a seguirlo nei meet-up grillini. Prima della nascita del figlio, però, la politica l’aveva appena sfiorata. Poi i dribbling col passeggino tra le macchine e “ho pensato di voler cambiare il mondo”, ha detto. Nel 2011 è entrata a far parte del Movimento e due anni dopo si è ritrovata catapultata tra gli scranni dell’Aula Giulio Cesare.

E’ quello che le rimproverano sopra tutto: l’inesperienza. In Campidoglio si è occupata di scuola, ma alle elezioni di giugno si è presentata parlando di “legalità, onestà e trasparenza”. Ha agitato il “vento del cambiamento” e la “rivoluzione gentile” alla “vecchia politica dei partiti”. La stampa estera le ha dedicato ampie ed entusiaste pagine definendola “la candidata anti-establishment”. Dei personalismi da seconda Repubblica ha pescato forse lo slogan, coniato a sua immagine e somiglianza: #CoRAGGIo. E alla mancata gavetta in sezione ha tentato di sostituire il volto da ragazza della porta accanto: mini orecchini, braccialetti colorati, trucco appena accennato, tute sportive, vestiti neri, canottiere bianche, giacche blu. E un curriculum che annovera “l’amore per la montagna e le immersioni subacquee, le due ruote, la musica, il cinema, il teatro e la lettura”. Libro preferito? “Il piccolo principe”. Fin troppo “scolastica” per qualcuno: Fiorello, con la complicità dell’imitatrice Gabriella Germani, ne ha offerto una parodia da interrogazione: “Dico gli affluenti del Po?”.

I casi. E’ inciampata, nei quattro mesi di cammino elettorale, più volte. L’ultima sugli incarichi ricevuti dalla Asl di Civitavecchia e mai dichiarati. Ma prima c’era stata la polemica per il tirocinio nello studio di Pieremilio Sammarco, fratello di quell’Alessandro che difese Previti, Berlusconi e Dell’Utri. E ancora: il contratto firmato con la Casaleggio e Associati che prevede una multa salatissima per chi dissente dal Movimento e un controllo dello staff sugli atti della giunta. Già, la giunta: aveva annunciato che l’avrebbe presentata prima delle elezioni, poi prima del ballottaggio, alla fine sono usciti solo quattro nomi su nove. Ironie ha attirato il suo progetto di una funuvia urbana a Casalotti. E critiche la sua posizione ondivaga sullo stadio della Roma a Tor di Valle, inizialmente combattuto e poi accettato a patto di stare alle regole. Lo scontro più duro il suo “no” alle Olimpiadi del 2024.