Fbi, allarme rosso. Proteste contro film anti-Islam possono estendersi agli Usa

Pubblicato il 15 Settembre 2012 - 10:54 OLTRE 6 MESI FA

WASHINGTON, STATI UNITI – L’Fbi ha lanciato l’allarme rosso avvertendo che le proteste contro il film anti-islam che hanno sconvolto il medio oriente potrebbero estendersi anche negli Stati Uniti tramite gruppi di estremisti di varia estrazione.

E l’America alza subito la guardiadopo che nel giro di poche ore due universita’ statunitensi, quella del Texas e quella del Nord Dakota, sono state evacuate per minacce bomba, e dopo la telefonata ad entrambi gli atenei di un uomo, con accento medio orientale, che ha rivendicato legami con Al Qaida.

Il presidente Barack Obama è sceso in campo con fermezza. ”Faremo giustizia”, promette al fianco del segretario di Stato Hillary Clinton, di fronte alle salme dei quattro americani morti in Libia, nella cerimonia per il rimpatrio delle salme. ”Il loro sacrificio non sara’ mai dimenticato” aggiunge il presidente, sottolineando che ”gli Stati Uniti non si ritireranno” di fronte alla violenza. E rivolgendosi alle famiglie delle vittime dice: ”Sapevano di essere in pericolo e lo hanno accettato. Non solo hanno aderito ai principi americani, hanno dato la loro vita per questi”.

I leader dei Paesi dove si stanno verificando le proteste devono garantire la sicurezza, incalza poi Obama invitandoli a ”parlare contro le violenze”. Intanto la sua amministrazione, per assicurare il personale diplomatico e non nel mondo, ha rafforzato le misure di sicurezza, e inviato anche marines in Yemen: un contingente di 50 uomini, come quello dei marine anti-terrorismo Fast gia’ inviato a Bengasi.

Commossa, accanto al presidente, la Clinton dice con voce spezzata: ”i Paesi arabi non hanno lottato contro la tirannia dei dittatori per quella della violenza”. Ma la coincidenza dell’attacco al consolato americano di Bengasi con le commemorazioni per l’11 settembre alimenta il timore di atti terroristici negli Stati Uniti o presso strutture americane nel mondo.

La Casa Bianca prende intanto le distanze dal film anti-islam che ha innescato la miccia delle proteste nei Paesi della primavera araba, definendolo ”disgustoso” e ribadendo che gli Stati Uniti non hanno nulla a che fare con la sua produzione: ”Le proteste sono contro il video, non contro gli Stati Uniti”. Non ne siamo responsabili.

Noi abbiamo una storia di tolleranza religiosa”, rileva il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, sottolineando che gli Usa sono paladini della ”liberta’ di espressione, elemento fondamentale della Costituzione”. E che per questo ”non possono fermare” nessun tipo di espressione, neanche un’offensiva come quella del video.

In ogni caso la Casa Bianca chiede a Youtube di esaminare il film e verificare se rispetti o meno le modalita’ d’uso del sito, mentre la Cnn fa sapere che l’intelligence americana invio’ un cable all’ambasciata americana al Cairo il 9 settembre scorso – 48 ore prima che scoppiassero gli incidenti – sul pericolo di una reazione islamica alla diffusione del film anti-Maometto.