Allerta per gli italiani in Pakistan, Nigeria e Turchia

Pubblicato il 21 Febbraio 2006 - 12:00| Aggiornato il 6 Ottobre 2014 OLTRE 6 MESI FA

da: Corriere della Sera

Li hanno trasferiti in gran segreto a Tripoli e adesso alcuni di loro aspettano di rientrare in Italia. Sono i dipendenti delle aziende italiane e i religiosi che vivevano a Bengasi. «Possibili obiettivi – assicura la diplomazia – delle proteste violente contro il nostro Paese» scoppiate dopo le vignette satiriche su Maometto e l’ iniziativa del ministro Roberto Calderoli. In tutto, una sessantina di persone compresi gli impiegati del consolato e i loro familiari, messi in sicurezza già nella notte tra venerdì e sabato scorsi dopo che la folla inferocita aveva assaltato la sede consolare e gli scontri con la polizia avevano provocato morti e feriti. Adesso si pensa anche agli altri, a chi lavora negli Stati arabi dove continuano le manifestazioni di piazza, dove i dimostranti incendiano le chiese e attaccano le sedi diplomatiche. «In alcuni casi – avverte l’ intelligence – la situazione sembra ormai essere sfuggita al controllo dei responsabili locali della sicurezza. In altri, il dissenso appare sobillato e pilotato. C’ è il rischio che anche i cortei pacifici possano degenerare». Una tesi ribadita ieri sera dal ministro della Difesa Antonio Martino: «Mi sembra abbastanza evidente che alcuni governi sono stati, se non promotori, certamente complici. È difficile credere che in Paesi molto controllati abbiano luogo delle manifestazioni spontanee, senza…

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