Armando Varricchio, ambasciatore italiano in Usa rischia posto. Filodemocrat non piace a Trump

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Marzo 2017 - 14:39 OLTRE 6 MESI FA
Ambasciatore italiano: Varricchio rischia posto. Filodemocrat non piace a Trump

Ambasciatore italiano: Varricchio rischia posto. Filodemocrat non piace a Trump

ROMA – Ambasciatore italiano Varricchio rischia posto. Filodemocrat non piace a Trump. Ha un profilo politico troppo sbilanciato in direzione democratici l’ambasciatore italiano a Washington. In confidenza con Hillary Clinton che passava a trovarlo all’ambasciata, vicino a Renzi che ha incontrato con discrezione a San Francisco durante il viaggio americano dell’ex presidente del consiglio, a solo un anno dalla nomina Armando Varricchio rischia il posto.

Lo segnala un articolo di Francesca Schianchi per La Stampa: dal momento che il rapporto del Governo italiano con il presidente Trump passa necessariamente i buoni uffici della diplomazia, l’ex consigliere diplomatico di Renzi Varricchio non sembra più la figura più adatta. Candidato a sostituirlo, raccontano i rumors, l’attuale ambasciatore italiano a Londra, Pasquale Terraciano.

È l’inatteso esito delle elezioni americane, il successo di Donald Trump, il fattore principale di “instabilità” per Varricchio. C’è infatti, tra le feluche, chi lo considera troppo vicino ai democratici, con la candidata sconfitta Hillary Clinton che, vicina di casa dell’ambasciata, è stata spesso avvistata tra le quattro mura della rappresentanza. Una vicinanza che, d’altra parte, non avevano esitato a esibire prima delle elezioni neppure l’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni («mi auguro che il risultato sia in continuità con l’amministrazione attuale», disse a pochi giorni dal voto, prevedendo in caso di vittoria dello sfidante una «differenza enorme, non solo in termini di politiche di immigrazione ma più in generale riguardo alla proiezione internazionale degli Stati Uniti») e l’ex premier Renzi: «È ovvio per me e per tanti di noi preferire Hillary Clinton come “commander in chief”»; un endorsement per i dem ricambiato da Obama quando, ricevendo l’allora inquilino di Palazzo Chigi alla Casa Bianca, si schierò a favore del referendum costituzionale. (Francesca Scianchi, La Stampa)