“Gli Usa ci vendano più high tech per uso militare”. La Cina usa le “terre rare” come ricatto?

Pubblicato il 23 Ottobre 2010 - 23:10 OLTRE 6 MESI FA

terre rareC’è probabilmente una strategia politica dietro la decisione della Cina di ridurre le quote di esportazione di “terre rare”. L’ipotesi che si tratti di una manovra per “ricattare” gli Stati Uniti sul piano militare è venuta fuori da un’intervista rilasciata da Sun Zhenyu, (ambasciatore cinese alla Wto, l’Organizzazione Mondiale del Commercio) all’agenzia di stampa Reuters.

Sun, dopo aver addotto una motivazione “ecologica” (l’eccessivo inquinamento causato dall’estrazione) alle intenzioni del suo governo, ha lanciato due provocazioni. Prima ha detto che una minore esportazione di questi “preziosi” minerali sarebbe un incentivo per gli altri Paesi: questi sarebbero costretti a “sviluppare le risorse che hanno in casa, che hanno abbandonato per avvantaggiarsi dell’offerta cinese a basso costo”.

Ma è l’altra risposta a suonare ancora più “sibillina”: “E’ auspicabile che gli Stati Uniti allentino presto le restrizioni sui prodotti high tech che hanno applicazioni sia commerciali, sia militari”. Le terre rare solitamente vengono usati per auto ibride, turbine eoliche, armamenti e hi tech. In tutto si tratta di 15 minerali: lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tulio, itterbio, lutezio, scandio, ittrio ed europio.

La difficoltà di reperimento delle terre rare metterebbe in difficoltà soprattutto l’economia giapponese, che importa il 17% del totale delle esportazioni. Ad andare in crisi sarebbero soprattutto le industrie del settore automobilistico: aziende come Toyota e Honda infatti necessitano di questi minerali per poter produrre le auto ibride. La prima conseguenza potrebbe essere una certa sofferenza sul mercato, proprio per la concorrenza delle auto ibride cinesi.

Ma c’è anche chi potrebbe trarre vantaggio da questa situazione: le piccole società minerarie che vantano licenze in siti conosciuti a prezzi vantaggiosi. La canadese Rare Element è più che triplicata in due mesi alla borsa di Vancouver. L’americana Molycorp ha raddoppiato il proprio valore (ha a disposizione una grossa miniera in California). L’australiana Lynas ha invece al momento vinto la propria “scommessa” nei siti in Western Australia.