Usa. Obama deluso: “Crisi? Ue ha molto da fare, noi temiamo il contagio”

Pubblicato il 25 Maggio 2012 - 00:47 OLTRE 6 MESI FA

Francois Hollande e Barack Obama (LaPresse)

NEW YORK – L’euro rischia di andare a picco con conseguenze inimmaginabili sull’intera economia mondiale, ma i leader europei continuano a litigare, ancora una volta incapaci di trovare una soluzione alla crisi. L’analisi del New York Times riassume bene la delusione degli Stati Uniti per l’esito del vertice di Bruxelles. E l’irritazione del presidente americano Barack Obama, che dopo il G8 di Camp David aveva esortato l’Europa a voltare pagina, varando misure immediate per favorire la ripresa economica.

Invece niente. Il New York Times parla di “fallimento: “L’incontro non ha prodotto alcun patto” e “i leader Ue non sono riusciti a fare alcun passo significativo” sul fronte della crescita. Anche il Wall Street Journal parla di “piccolo compromesso” e lancia l’allarme per una possibile fuga dei depositi dalle banche europee.

Mentre i maggiori fondi comuni di investimento al mondo si stanno preparando a un’uscita della Grecia dall’area euro – scrive il quotidiano di Wall Street – stanno mettendo al riparo i loro portafogli: alcuni liberandosi dei titoli dei Paesi dell’Europa del Sud, altri acquistando il debito degli Stati Uniti o della Germania.

Insomma, la preoccupazione a Wall Street, così come a Washington, è forte. ”E’ tempo di occuparsi dell’economia e della sua piena ripresa”, ha ribadito Obama, sottolineando come la crisi in Europa rappresenti ”un ostacolo” su quella che appare come la starda obbligata da percorrere. Si tratta di una situazione – ha aggiunto il presidente – ”che non possiamo controllare pienamente”. Il suo portavoce, Jay Carney, ha quindi, ribadito come ”gli europei hanno ancora molto lavoro da fare” e come la crescita dell’economia e dell’occupazione sia la questione principale su cui i leader europei devono puntare.

La Casa Bianca teme non solo il contagio della crisi dell’Eurozona al resto dell’economia mondiale, ma anche le ripercussioni sulle chance di rielezione di Obama. E per il momento le speranze riposte sui nuovi leader come il presidente francese Francois Hollande o il premier italiano Mario Monti sembrano essere sopraffatte dalle solite divisioni tra i 27. “Mentre l’appartenenza della Grecia all’euro vacilla e le paure di un’insolvenza delle banche aumentano – scrive il Nyt – i leader europei litigano su cosa fare e la crisi dell’euro sta ancora una volta degenerando, minacciando la fragile crescita globale”.

”L’urgenza per una soluzione della crisi del debito nell’Eurozona, ora al suo terzo anno, non e’ mai stata così grande”, prosegue il prestigioso quotidiano newyorkese. Il punto sarà ora fatto al G20 dei primi di giugno a Los Cabos, in Messico. Ma – afferma qualche osservatore americano – potrebbe essere troppo tardi.