Erdogan, 150 mila fatti fuori non gli bastavano: ne arresta altri tremila

di Lucio Fero
Pubblicato il 27 Aprile 2017 - 10:55 OLTRE 6 MESI FA
Erdogan, 150 mila fatti fuori non gli bastavano: ne arresta altri tremila

Erdogan, 150 mila fatti fuori non gli bastavano: ne arresta altri tremila (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Erdogan ha deciso di arrestarne altri, altri tremila finora. Altri tremila turchi, in gran parte ex poliziotti, rastrellati dopo essere finiti su sempre più lunghe liste di proscrizione. Liste che Erdogan compulsivamente compila, con la fervida applicazione con cui assolvono questo compito i dittatori. Già, perché la dittatura, il potere assoluto, il ruolo di guida e capo supremo del popolo sempre comportano una dose di paranoia. Ed Erdogan non fa certo eccezione nel panorama dei dittatori, anzi.

Come ogni dittatore che si rispetti proclama e rivendica essere lui la vera democrazia. E denuncia di essere insidiato e accerchiato, insieme al suo popolo e alla sua patria, da un vile e subdolo nemico esterno. Guarda caso, il nemico esterno sono le democrazie occidentali che Erdogan chiama “paesi crociati”. Adesso ci fa sapere che chiamerà la Turchia a votare contro l’Europa, magari abbinerà il referendum anti Europa a quello già previsto pro pena di morte.

Nel frattempo Erdogan si porta avanti con il lavoro. Manda la sua aviazione a bombardare i curdi che stanno combattendo contro l’Isis. Perfino Trump si è innervosito per questo. I curdi che stanno, insieme agli americani sul campo, quasi assediando Raqqa hanno detto a Washington: fate smettere Erdogan o il Califfato ve lo combattete da soli. Ma Erdogan se ne frega, lui non combatte Isis (che ha aiutato a lungo sotto banco e quando qualche giornalista turco lo ha scoperto è finito in galera dove ancora sta e giornali chiusi). Erdogan combatte il nemico interno, la sua stella polare è la guerra etnica contro i curdi. Da fargli fare ai curdi una fine proprio come gli armeni no, ma…

Stella polare di Erdogan è anche ovviamente l’abbraccio tra nazionalismo e Islam, tra governo, anzi regime e moschea. E anche qui si sta portando avanti con il lavoro introducendo leggi sul corretto comportamento religioso dei cittadini.

Ma la vera vocazione di questa fase di governo di Erdogan è lo “stato di emergenza”. Vige in Turchia dal luglio scorso, dal golpe ai danni di Erdogan che ami golpe fece più grande la fortuna di chi doveva esserne la vittima. Per Erdogan quel golpe fallito in una notte è stata una mano santa. E da allora, in nome della lotta ai golpisti, Erdogan arresta e caccia. Poliziotti, militari, funzionari pubblici, giornalisti, magistrati, rettori, professori di scuola e università: fino all’altra sera ne aveva fatti fuori più o meno 150 mila tra arresti ed epurazioni. Non gli è bastato, glie è venuta voglia e fame di arrestarne un altro po’ di turchi di cui non  si fida, per ora un tremila. Ma farà certamente di meglio e di più e presto Erdogan, sia nell’ammazzare curdi che nel mettere in galera turchi.