Gb. La Lady di Ferro con la voce stridula dovette studiare recitazione

Pubblicato il 8 Febbraio 2012 - 15:04 OLTRE 6 MESI FA

Margaret ThatcherLONDRA, GRAN bRETAGNA – Margaret Thatcher è stata certamente una Lady di Ferro (guardate come ha ridotto gli un tempo strapotenti sindacati britannici), ma all’inizio della sua folgorante carriera politica come icona dei Tories aveva un problema: la sua voce era stridula, quasi bambinesca.  Troppo stridula per fare carriera. In compenso non le mancava una ferrea determinazione ed anche una buona dose di umiltà. Così decise di lavorare sodo, prendere lezioni di dizione e strategia della comunicazione – al contrario dei suoi colleghi maschi del governo guidato da Ted Heath – e arrivare preparata al suo appuntamento con la Storia.

Naturalmente, dato il personaggio, ci riuscì. E tutto grazie ai sapienti consigli di Kate Fleming, la specialista che fece grande Laurence Olivier e Peter O’Toole. Che la futura Lady di Ferro avesse un tono di voce a dir poco fastidioso non era un mistero. Tanto è vero che nell’omonimo film-evento di quest’anno Meryl Streep viene ripresa mentre studia come modulare i toni ed eliminare la sensazione che quando parlava avesse paura di qualsiasi cosa che si muovesse.

Ma solo ora, grazie all’archivio privato di Fleming, donato al National Theatre, la vera storia di quella trasformazione alla Pigmalione è stata riscoperta e spiattellata al pubblico britannico e al mondo intero. Il domenicale Sunday Times ha infatti visto le carte in anteprima e ha ripercorso le tappe della lunga collaborazione fra la tutor delle star e l’astro nascente dei Tories.

”Maggie” doveva imparare a fare un ineccepibile ”Discorso del Re” in chiave femminile e repubblicano. La decisione di intervenire su se stessa venne quando il partito la escluse da un video promozionale. “Girammo in un parco londinese con alcuni bambini”, ricorda Barry Day, pubblicitario allora distaccato all’ufficio centrale dei Conservatori. “Ma c’era un chiaro problema con il suo accento. In più mostrava l’aria di chi aveva paura che uno dei ragazzini le avrebbe vomitato sul vestito”.

Non era insomma quel che si dice telegenica. “Capì che non era brava e, al contrario dei suoi colleghi ministri, disse che voleva imparare”. Detto, fatto. A mettere in contatto Kate Fleming e Margaret Thatcher ci pensò Olivier. L’archivio della specialista mostra che le sessioni iniziarono nel 1972 e continuarono fino al tardo 1976, quando la Lady di Ferro divenne segretario del partito.

Le carte sono state donate da William, fratello di Kate, poche settimane prima della sua morte. “William mi ha detto che Thatcher e Fleming hanno avuto rapporti costanti nell’arco di diversi anni”, ha rivelato al domenicale Gavin Clarke, archivista del National Theatre. “Kate – ricorda Sir Peter Hall, direttore del teatro al tempo delle lezioni – non intervenne solo sulla voce ma anche sul corpo con tecniche di rilassamento. Era fondamentale per il National Theatre: Kate era capace di ottenere il massimo dagli attori”.

Non è dunque una sorpresa che tra i clienti della Fleming si ritrovano nomi come Maggie Smith, Diana Rigg, Mia Farrow, Derek Jacobi, Liv Ulmmann, Ian McKellen e Anthony Hopkins. Peccato che nel film destinato a giocare la parte del leone quest’anno agli Oscar e ai Bafta il ruolo di Kate sia invece interpretato da un uomo. “E’ stata una scelta degli autori per ritrarre le straordinarie imprese di Margaret Thatcher come unica donna portabandiera dei Tories in un mondo dominato dagli uomini”, spiega Daniel Rosenthal, autore di una storia sulla Thatcher del National Theatre di prossima pubblicazione.