Donald Trump, bocciato bando anti musulmani: “Giudice James Robart ridicolo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Febbraio 2017 - 20:50 OLTRE 6 MESI FA

WASHINGTON – Gli Stati Uniti sospendono temporaneamente, a livello nazionale, il bando agli ingressi in Usa per le persone provenienti dai sette paesi a maggioranza musulmana voluto dal presidente Donald Trump. Una decisione che apre la possibilità di una dura battaglia legale, se non una crisi costituzionale stando ad esperti, secondo cui la questione è destinata ad approdare alla Corte Suprema. Intanto la decisione scatena la furia del presidente Trump che si scaglia contro il giudice federale all’origine della svolta definendo la sua una “opinione ridicola” mentre la Casa Bianca promette una reazione tempestiva con un ricorso d’emergenza che revochi rapidamente quanto stabilito dal giudice federale James Robart.

Quello che Trump vede come un ‘ammutinamento’ è ormai in vigore: il dipartimento di Stato e il dipartimento per la Sicurezza Interna hanno oggi dato il via al blocco stabilito dal giudice federale di Seattle. Il primo annulla la cancellazione dei visti per l’ingresso negli Usa messo in pratica dopo la firma del decreto da parte del presidente. Il secondo solleva le compagnie aeree dallo stop per passeggeri dotati di visto interessati dal bando, sospendendo così di fatto l’applicazione del provvedimento voluto dal nuovo presidente.

La sfida era partita nei giorni scorsi dallo Stato di Washington che, seguito poi dal Minnesota, aveva denunciato gli effetti discriminatori del bando e il danno significativo che la decisione procurava ai residenti. I due Stati avevano chiesto un’ingiunzione restrittiva temporanea affinché la loro denuncia potesse essere valutata, incentrata tra l’altro sulla possibilità che sezioni chiave del provvedimento possano essere incostituzionali. Quindi la svolta, con la decisione del settantenne magistrato di Seattle James Robart, nominato giudice federale da George W. Bush nel 2004, secondo cui il ricorso dei due Stati poggia su basi solide per procedere: il bando andava quindi temporaneamente bloccato.

Negli Stati Uniti ‘”nessuno e’ sopra la legge, nemmeno il presidente” è il commento a caldo nella notte del ministro della giustizia dello Stato di Washington, Bob Ferguson. Ma di prima mattina il presidente Donald Trump scatena la sua ira via Twitter: “L’opinione di questo cosiddetto giudice, che essenzialmente priva il nostro paese della legalità, è ridicola e verrà rovesciata”, scrive. “Quando un Paese non è più in grado di dire chi può e chi non può entrare ed uscire, specialmente per ragioni di sicurezza, è un grosso problema”, continua. “E’ interessante che alcuni Paesi del Medio Oriente siano d’accordo con il bando. Sanno che se a certe persone viene concesso di entrare è morte e distruzione!”, incalza infine.

Sarebbe dovuto essere il primo weekend in famiglia per il neo presidente dopo due settimane attivissime: Trump è infatti da ieri a Mar-a-Lago, il suo lussuoso resort in Florida dove si e’ ricongiunto con la moglie Melania e il figlio minore Barron. In programma oggi una serie di telefonate con leader mondiali, tra cui il primo colloquio con il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni, in serata in Italia. Poi la partecipazione al tradizionale ballo della Croce Rossa. Stando ai media locali, quest’anno si tiene proprio a Palm Beach.

L’evento sociale più atteso dell’anno con circa 700 invitati e diversi dignitari internazionali, tra cui gli ambasciatori negli Usa di Italia, Svizzera, Colombia, Afghanistan, Giordania, Perù secondo il Palm Beach Post. Ma la giornata è stata segnata dalle tensioni mentre in varie città degli Usa continuano le proteste contro il bando di Trump (anche il presidente adesso lo chiama cosi’, affermando di aver mutuato il termine dai media). A Washington c’è stata una marcia verso la sede della Corte Suprema a Capitol Hill. Raduni e cortei nelle principali città, da New York a Miami. A Los Angeles sono state annunciate manifestazioni pro e contro il provvedimento, con due cortei separati diretti all’aeroporto internazionale della città. E a Palm Beach, alcune migliaia di persone si sono date appuntamento nel tardo pomeriggio con l’intenzione di avvicinarsi il più possibile al resort di Trump.