Hillary Clinton: “Non pensavo la polmonite fosse un problema”. Partito pensa a Biden

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Settembre 2016 - 09:15 OLTRE 6 MESI FA
Hillary Clinton: "Non pensavo la polmonite fosse un problema"

Hillary Clinton: “Non pensavo la polmonite fosse un problema”

ROMA – Hillary Clinton: “Non pensavo la polmonite fosse un problema”. Si spende a rassicurare l’elettorato sulle sue condizioni fisiche Hillary Clinton, ammettendo di aver sottovalutato la questione, non pensava “che sarebbe stato un problema”. Ma intanto dalle parti del Partito Democratico più che un problema è scattata l’emergenza. La giornalista della National Public Radio Cokie Roberts ha detto che i vertici stanno “nervosamente cominciando a sussurrare la possibilità che si faccia da parte, e la necessità di individuare un’alternativa”, mentre si sussurrano i nomi del vice di Obama Joe Biden e dell’ex candidato rivale Sanders.

Che la situazione sia un po’ sfuggita di mano lo chiarisce l’ex guru della campagna di Obama: “Gli antibiotici possono curare la polmonite. Qual è invece la cura per una non salutare inclinazione alla privacy, che crea ripetutamente problemi non necessari?”. Cioè dopo il caso delle mail, Clinton avrebbe ancora una volta omesso la verità, in questo (a torto o a ragione non importa) segnalandosi in perfetta continuità con le amnesie del marito durante lo scandalo Lewinsky.

Intanto a Trump è regalata gratis la possibilità di esibire un comportamento cavalleresco con gli auguri di pronta guarigione: però esibirà nei minimi dettagli un certificato medico . Non chiederà cioè conto delle condizioni di Hillary ma la costringerà a farlo: se contro Obama l’elettorato ostile poteva reclamare con pelosa insistenza il certificato di nascita, si può scommettere che ad Hillary chiederanno con la stessa veemenza che mostri quello medico di certificato. Dovrà essere lei a provare di star bene.

Hlillary: “Non pensavo fosse un problema”. Hillary Clinton non ha rivelato immediatamente la diagnosi di polmonite in quanto non pensava ”che sarebbe stato un grosso problema”. Lo ha detto la stessa candidata democratica alla CNN. Hillary Clinton ha aggiunto di sentirsi meglio da quando ha avuto il malore alla cerimonia per l’anniversario dell’11 settembre, e di non avere mai perso conoscenza.

La candidata democratica ha detto alla trasmissione “Anderson Cooper 360″ di non essere svenuta: ”Avevo un senso di vertigine e ho perso l’equilibrio per un minuto. Ma ho subito superato il momento. Appena ho potuto sedermi e bere un po’ d’acqua, immediatamente ho cominciato a stare meglio”. Piu’ tardi l’ex segretario di Stato, via Facebook, ha rassicurato i suoi sostenitori di ”sentirsi bene e di stare migliorando”, e ha aggiunto: ”Come chiunque non sia mai stato a casa ammalata, sono ansiosa di tornare al lavoro”.

Per Trump una grande occasione. Il tycoon settantenne gongola per questa circostanza offertagli su un piatto d’argento, il suo staff si frega le mani e i suoi speechwriter si sbizzarriscono nel limare un intervento – oggi a Baltimora – in cui si ha l’accortezza di non menzionare mai la malattia eppure si attacca il cuore del problema, accusando la rivale per la sua “vita vissuta dietro cancelli e muri”, affermando che “si crede sopra la legge” che “guarda agli americani dall’alto in basso”, mentre lui di tutti gli americani promette di essere la voce. L’affondo parte dalle parole di Hillary Clinton ad un evento elettorale lo scorso venerdì in cui ha definito “deplorevoli” i sostenitori di Trump, chiamandoli “razzisti, sessisti, omofobi, xenofobi e islamofobi”.

Termini certo non leggeri e sui quali la candidata ha in parte rettificato, riconoscendo di essere stata superficiale nel fare di tutta l’erba un fascio. Ma per Trump questo è il gancio – ed è perfetto – per tornare a prendere di mira “l’arroganza” della rivale, punto centrale della sua sfida su cui investe anche due milioni di dollari in spot da far circolare i Stati campi di battaglia cruciali come Ohio, Pennsylvania, North Carolina e Florida. Eppure era stato proprio il ‘fronte Trump’ a sollevare i primi sospetti sullo stato di salute di Hillary, aveva notato la tosse, la voce rauca e ne aveva chiesto conto.

Oggi no. Piuttosto Trump lancia l’operazione perfetta: da una parte si fregia di fair play quando augura alla ‘nemica’ una pronta guarigione (“spero che ritorni in pista e che la vedremo al prossimo dibattito”), dall’altra la colpisce dove fa più male, a ripetizione. E intanto promette di fornire tutte le informazioni relative alla sua di salute, dichiara di essersi sottoposto ad una visita medica la settimana scorsa e che quando avrà risultati li renderà noti “nei minimi dettagli”. “Sono convinto che saranno buoni – ha detto – mi sento benissimo”. Perché a questo punto quel certificato firmato frettolosamente a dicembre in cui il dottor Harold Bornstein, medico di fiducia del tycoon, si faceva garante delle condizioni fisiche non solo “eccellenti” del candidato ma addirittura “sorprendenti”, non basta più