Il deposto presidente Zelaya rientra in Honduras. I golpisti sono pronti ad arrestarlo. Hillary Clinton: “Gesto imprudente”

Pubblicato il 25 Luglio 2009 - 01:43 OLTRE 6 MESI FA

Sale la tensione in Honduras. Il presidente deposto, Manuel Zelaya, è rientrato nel paese attraverso la frontiera dalla località nicaraguense di Las Manos. Ha detto di essere «in contatto» con consiglieri dei golpisti per sapere da loro se gli sarà consentito rietrare in patria.

Il canale all news Telesur ha trasmesso in diretta il momento in cui Zelaya, deposto ed espulso dal golpe lo scorso 28 giugno, ha varcato la frontiera e ha messo piede nella località honduregna di El Paraiso. Dopo un breve giro, però, Zelaya è tornato indietro mentre la polizia sparava lacrimogeni contro i suoi sostenitori. Ci sono segnalazioni non confermate di parecchie persone ferite.

A sottolineare la pericolosa divisione all’interno del paese, migliaia di sostenitori dell’attuale governo si sono radunati nella città di San Pedro Sula, chiedendo l’arresto di Zelaya se fosse ritornato un’altra volta.

Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton ha giudicato «imprudente» la sfida del deposto presidente ai golpisti e ha invitato le parti a raggiungere una soluzione pacifica senza provocazioni.

Il deposto presidente honduregno, secondo Telesur, avrebbe parlato al telefono con il colonnello responsabile del dispositivo di sicurezza a El Paraiso, sull’altro versante del confine, che gli avrebbe detto di aver ricevuto l’ordine di arrestarlo se metterà ancora piede in Honduras.

Zelaya ha sottolineato di essere arrivato al confine «senza nessuna protezione», siccome i nicaraguensi che lo hanno accompagnato da Managua non sono entrati nella zona neutra.

La crisi in Honduras è iniziata il 28 giugno scorso, quando i soldati hanno preso d’assalto la casa di Zelaya e l’hanno costretto ad abbandonare il paese con le armi puntate. La Corte Suprema ha privato Zelaya dei suoi poteri e l’ha arrestato dopo che il presidente ha ignorato le regole della Corte e ha tentato di fare pressione per indire un referendum controverso con lo scopo di cambiare la carta costituzionale. Le critiche a Zelaya dicono che voleva cambiare la carta per consentire una sua rielezione.