Israele. Ex capo Mossad: attacco preventivo contro Iran sarebbe catastrofe

Pubblicato il 2 Giugno 2011 - 17:13 OLTRE 6 MESI FA

TEL AVIV, 2 GIU – Un attacco 'preventivo' contro l'Iran rischia non solo di non essere risolutivo, ma anche di fornire al regime degli ayatollah ''il pretesto'' per giustificare la corsa verso l'arma nucleare e di scatenare una guerra regionale dalle conseguenze imprevedibili.

E' con queste motivazioni che Meir Dagan, capo uscente del Mossad, l'influente servizio di sicurezza israeliano, e' tornato ieri – durante un incontro pubblico a Tel Aviv – a mettere in guardia il suo Paese dalla tentazione di un intervento militare, parlandone come di un'extrema ratio da tenere ai margini del tavolo delle ipotesi fin quando ''ogni altro strumento'' di pressione fosse esaurito.

Accusato nel recente passato da ambienti governativi vicini al premier Benyamin Netanyahu (Likud, destra) di aver espresso in modo troppo aperto il proprio scetticismo su un'ipotetica opzione bellica nei confronti di Teheran (in contrasto con l'atteggiamento possibilista manifestato, almeno in termini retorici, dalla leadership politica), Dagan ha colto l'occasione di una conferenza per replicare. ''Non tacero''', ha detto a muso duro – con parole riprese oggi da tutti i giornali – evocando lo spettro di uno scenario analogo a quello ''della guerra del Kippur'': che nel 1973 colse di sorpresa Israele, mettendone in pericolo come mai prima la stessa sopravvivenza.

Premesso che al momento si puo' solo immaginare di ''ritardare il programma nucleare iraniano, ma non di fermarlo'' – uso della forza o meno -, Dagan ha ammonito che l'alternativa militare va considerata davvero ''l'estrema chance'': non certo ''l'opzione preferita e neppure quella possibile''. ''Se qualcuno stesse seriamente pensando a un attacco – ha rincarato la dose – deve comprendere che questo trascinerebbe Israele in una guerra regionale da cui nessuno sa come si verrebbe fuori e che la sfida alla sicurezza nazionale potrebbe essere insostenibile''. ''Mi sento obbligato in coscienza – ha proseguito l'ex 007 – a parlare di questi temi. So che la responsabilita' e' del primo ministro e del ministro della Difesa, ma a volte il buon senso e le buone decisioni non hanno a che fare con l'essere stati eletti''.

Dagan non e' stato meno pungente sui rapporti con i palestinesi, sostenendo che ''una soluzione con loro va trovata'' e che il governo ''dovrebbe prendere un'iniziativa''.

Parole che hanno suscitato la reazione stizzita di Israel ha-Yom, giornale di taglio nazionalista organico al premier, un cui commento contesta oggi all'ex capo del Mossad – come ad altri veterani dell'intelligence e delle forze armare schierati in buona parte su posizioni simili – il diritto di esprimersi in pubblico con tanta franchezza sui dossier piu' delicati.