Kennedy: “Hitler leggenda”

di Silvia CIrocchi
Pubblicato il 16 Luglio 2015 - 16:07| Aggiornato il 16 Marzo 2017 OLTRE 6 MESI FA
Kennedy: "Hitler leggenda"

Kennedy: “Hitler leggenda”

Kennedy: “Hitler leggenda”.
Il Führer “era fatto della stoffa con cui si fanno le leggende”. Lo sosteneva il giovane ventenne John Fitzgerald Kennedy nei diari e nelle lettere il cui contenuto è stato pubblicato in Germania in un libro dal titolo “John F. Kennedy. In mezzo ai tedeschi. Diari e lettere 1937-1945” a cura di Oliver Lubrichd.

Nell’agosto del ’45 scriveva:

Abbiamo risalito il Reno. Bellissimo, anche per i molti castelli lungo il percorso. Le città sono tutte deliziose, ciò mostra come le razze nordiche sembrano essere certamente superiori a quelle romaniche. I tedeschi sono davvero troppo in gamba, per questo ci si mette tutti insieme contro di loro, per proteggersi. Chi ha visto questi luoghi può senz’altro immaginare come Hitler, dall’odio che adesso lo circonda, tra alcuni anni emergerà come una delle personalità più importanti che siano mai vissute. La sua ambizione sconfinata per il suo Paese ne ha fatto una minaccia per la pace nel mondo, ma lui aveva qualcosa di misterioso nel suo modo di vivere e nella sua maniera di morire, che gli sopravviverà e continuerà a crescere. Era fatto della stoffa con cui si fanno le leggende

Milano-Piacenza annotazione del 3 agosto 1937, Jfk sembra approvare i regimi di Mussolini e Hitler.

Dormito a lungo, e con un Tour dell’American-Express arrivato a Milano. Bella cattedrale, una delle più grandi del mondo. Letto Gunther e arrivo alla conclusione che il fascismo sia la cosa giusta per Germania e Italia, il comunismo per la Russia, e la democrazia per gli Stati Uniti d’America e l’Inghilterra. Che sono i mali del fascismo al confronto del comunismo?

Così ha commentato Lubrich in una intervista al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) «Fa un effetto sconcertante, non credo che Kennedy ammirasse Hitler, e soprattutto non la sua politica. Più che altro ci si trova qui di fronte a quella che Susan Sontag ha descritto come ‘fascinazione del fascismo’. Jfk tenta di capire questa fascinazione, che Hitler evidentemente continuava a emanare».