Libia. Armi di distruzione di massa negli arsenali segreti di Gheddafi

Pubblicato il 24 Agosto 2011 - 11:14 OLTRE 6 MESI FA

Un lancia-missili portatile

WASHINGTON, STATI UNITI – Ora che il regime di Muammar Gheddafi e’ ormai agonizzante e gran parte delle sue truppe si stanno sgretolando, le preoccupazioni degli Stati Uniti  e derlla Nato si concentrano sugli arsenali del rais, che contengono vaste quantità di armi chimiche, 30 mila missili portatili e materiale nucleare greggio.

Queste preoccupazioni traggono origine non tanto dal timore che il colonnello possa utilizzarle in un ultimo, folle, colpo di coda del regime quanto – come ha precisato il Pentagono – dalla paura che, in un momento di confusione e vuoto di potere dopo la vittoria dei ribelli, possano finire ”nelle mani sbagliate”, come quelle di Al Qaeda o altri militanti islamici. Per questo Washington sta attentamente monitorando i siti libici dove si suppone che si trovino questi arsenali. 

Da tempo gli esperti del settore sostengono che in Libia possono trovarsi tra l’altro ancora almeno 10 tonnellate di iprite, letale e in grado di aggredire pelle e polmoni, e 11 tonnellate del famigerato gas mostarda. Diverse segnalazioni sono state fatte in proposito anche nei mesi scorsi, fin dall’inizio della rivoluzione.

Il ritrovamento di alcune maschere antigas, nell’arsenale militare dei lealisti del regime, dopo un attacco dei ribelli a Bengasi, fu il primo campanello d’allarme. Era la dimostrazione, secondo il Consiglio Nazionale Transitorio (Cnt), che il pericolo che Gheddafi potesse usare armi non convenzionali era reale.

Altre versioni circolate nei giorni scorsi hanno d’altra parte ridimensionato in parte le preoccupazioni degli occidentali. L’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw), di cui Tripoli e’ ancora membro, ha infatti sorvegliato a partire dal 2004 la distruzione da parte della Libia di oltre 3.300 involucri di bombe disegnati per contenere gas, ma ha esteso al maggio 2011 la scadenza entro la quale i libici avrebbero dovuto distruggere l’intero arsenale chimico.

E Tripoli ha annunciato nel dicembre 2003 di aver abbandonato gli sforzi per dotarsi di armi di distruzione di massa in un tentativo di riconciliazione con l’Occidente dopo avere accettato di pagare i danni per la strage di Lockerbie.

Gheddafi aveva accumulato le armi ora temute da chi lo attacca negli anni ’70. Dopo l’invasione dell’Iraq e la caduta di Saddam Hussein, nel 2003, il colonnello decise pero’ di avviare una trattativa con l’occidente per riabilitare il suo Paese, aprendo le porte agli ispettori internazionali e promettendo di distruggere il suo arsenale.

A pagare sarebbero stati i Paesi che glielo chiedevano: l’Italia riconverti’ in una industria farmaceutica, ad esempio, lo stabilimento di Rabta, simbolo di quel temuto arsenale. E’ dei mesi scorsi tuttavia, la rivelazione di Wikileaks circa i timori delle cancellerie occidentali: il rais potrebbe aver preso i soldi, anche piu’ del dovuto, senza aver mantenuto la promessa di distruggere le sue micidiali armi.