La fine di Gheddafi, scovato da un ventenne. E’ stata un’esecuzione?

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 20 Ottobre 2011 - 18:58| Aggiornato il 29 Agosto 2014 OLTRE 6 MESI FA

TRIPOLI, 20 OTT – E’ stato un ragazzo di vent’anni a trovare Muammar Gheddafi in un tunnel di Sirte. Un giovane che probabilmente era sceso nella piazza concreta e in quella virtuale della rete per inneggiare alla primavera araba.

Gheddafi è stato trovato nello stesso giorno in cui anche due suoi figli, Mutassim e Saif, sarebbero stati uccisi dai ribelli mentre cercavano di fuggire da Sirte.

Il ventenne ha raccontato alla Bbc di essersi trovato faccia con il rais che lo avrebbe pregato di non sparare. Nei racconti ufficiali non si parla di esecuzione, anzi: la versione racconta che il rais sarebbe stato ferito ad entrambe le gambe mentre cercava di fuggire in un convoglio attaccato da caccia della Nato, e poi sarebbe stato ucciso proprio dall’Alleanza Atlantica.

Gheddafi “è stato ucciso in un attacco da parte dei combattenti”, ha detto alla Reuters il ministro dell’Informazione del Cnt, Mahmoud Shammam. La tv libica e altre emittenti hanno mostrato le immagini di soldati che accerchiano due grosse tubature sotto un’autostrada dove sarebbe stato trovato Gheddafi.

Ha detto Abdel Majid Mlegta, uno dei responsabili militari del Cnt: “È stato colpito in testa. Cè stato un fuoco intenso contro il suo gruppo ed è morto”. Un video diffuso in serata mostra Gheddafi mentre viene trasportato a bordo di un pick up dai ribelli. Gronda sangue, ma sembrerebbe reggersi ancora sulle proprie gambe.

Ad oggi ancora non si può sapere con certezza se ad uccidere il rais sia stata una morte “per sfinimento” o un’esecuzione vera e propria. Nonostante quella supplica, venuta proprio da colui che in tutti i suoi messaggi audio e video minacciava gli alleati Nato arrivati in Libia per spalleggiare i ribelli del Consiglio Nazionale di Liberazione.

Una promessa Gheddafi l’ha mantenuta: non ha lasciato il proprio Paese. Non solo. E’ ritornato nella sua città, la stessa Sirte, ultima roccaforte dei lealisti, dove nacque il 7 giugno 1942.

Il “colonnello” che solo due anni fa venne in Italia, ricevuto con tutti gli onori in Campidoglio, alla Sapienza e nella sede di Confindustria, oggi è scampato definitivamente anche al mandato di cattura spiccato dalla Corte Penale Internazionale. Con la morte, però.

Non sono lontani i giorni in cui Gheddafi faceva la voce grossa con i Paesi occidentali, grazie ad una riabilitazione, forse parziale ma concreta, in seguito alla sua condanna del terrorismo islamico. Una presa di posizione che faceva piacere e comodo a Stati Uniti ed Europa, e che li ha portati a chiudere gli occhi su tante violazioni dei diritti umani che altrove hanno suscito sdegno e azioni militari.

Ma il colonnello fu accolto con tutti gli onori non solo dall’Italia, ma dalle stesse Nazioni Unite: era il 24 settembre del 2009 quando Gheddafi venne introdotto all’Assemblea Generale dell’Onu come il “leader della Rivoluazione, il presidente dell’Unione Africana, il re dei re dell’Africa”.

Il regno è durato 42 anni. Ed è finito in una conduttura dell’acqua, tra la sabbia di Sirte.