Raid a Gaza, 180 morti. Egitto propone tregua. Hamas: “Ok solo se c’è accordo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Luglio 2014 - 01:03 OLTRE 6 MESI FA
Raid a Gaza, 180 morti. Egitto propone una tregua

(Foto Lapresse)

TEL AVIV – Al settimo giorno di guerra il bilancio dei morti a Gaza sale a oltre 180 vittime (più del 2012) con oltre 1.100 feriti. Su Israele continuano ad arrivare i razzi, Hamas rivendica di aver lanciato verso lo Stato ebraico alcuni droni (aerei senza pilota) e l’Egitto lancia la proposta di una tregua a partire da martedì mattina, con la cessazione delle ostilità aeree, marittime o terrestri e la disponibilità ad accogliere, entro 48 ore dalla tregua, delegazioni di alto livello israeliane e palestinesi per aprire i negoziati. Proposta alla quale Israele ha risposto convocando il gabinetto di sicurezza all’alba, per esaminarne le condizioni. Ma Hamas dice: “Nessun tregua senza un accordo completo su Gaza”.

Proprio al Cairo martedì arriva il segretario di Stato americano John Kerry per discutere i punti di caduta di un eventuale cessate il fuoco. Da martedì la comunità internazionale avrà nella regione due ministri degli Esteri della Ue: l’italiana Federica Mogherini e il tedesco Frank-Walter Steinmeier. In agenda incontri con la leadership israeliana e quella palestinese alle quali porteranno la volontà europea e del resto della diplomazia internazionale di fermare lo scontro.

Anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon ha ribadito l’appello a un cessate il fuoco. Ha anche telefonato al presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi per esaminare gli ultimi sviluppi nella striscia di Gaza. I punti di una possibile intesa partono dall’accordo per il cessate il fuoco raggiunto nel novembre del 2012 grazie alla mediazione egiziana. Israele chiedere ad parte di Hamas la consegna delle riserve di razzi e lo smantellamento di tutti i tunnel tra la Striscia e Israele.

Quella della ‘smilitarizzazione’ di Gaza non a caso è stato uno dei punti ribadito dal Gabinetto di sicurezza israeliano nella riunione della notte, che ha confermato il prosieguo dei raid aerei sulla Striscia e il richiamo di altri riservisti. Il ministro della Difesa Moshé Yaalon ha detto chiaro e tondo che Israele “continuerà a colpire Hamas”.

Le richieste della fazione islamica indicano la liberazione dei 56 operativi di Hamas riarrestati da Israele in Cisgiordania dopo il rapimento dei tre ragazzi ebrei e liberati in cambio del rilascio di Gilad Shalit. Inoltre la riapertura del valico di Rafah tra la Striscia e l’Egitto e il denaro per pagare gli stipendi dei circa 40.000 impiegati di Hamas a Gaza. Ma ci sarebbe anche una ragione prettamente militare avanzata dalla fonte ad Haaretz: l’intelligence israeliana ha stimato che circa il 50% dei siti di fabbricazione dei missili a Gaza (compresi quelli a lunga gittata) sono stati colpiti nei quasi 1.500 raid aerei.

Ad Hamas e agli altri gruppi resterebbe – secondo la stessa fonte – “solo il 55% dell’arsenale” dei razzi di prima che l’operazione cominciasse. Anche l’uso dei droni di oggi, inoltre, sarebbe “un segnale” della possibilità di Hamas di discutere. Nella tenaglia diplomatica che sembra stringersi sempre più sul conflitto, la situazione continua a registrare uno scontro durissimo: la situazione a Gaza è segnata dai continui raid israeliani che costringono la gente a rinchiudersi nelle case, quelli che non le hanno lasciate.

Secondo l’associazione umanitaria Oxfam ci sarebbero “395mila civili in 18 località senza acqua e servizi igienico-sanitari”. In Israele anche oggi sono stati lanciati, secondo l’esercito, 100 razzi (15 intercettati dall’Iron Dome) e colpi di mortaio verso le zone del sud del Paese e anche al centro. Due bambine sono state ferite nel Neghev, una in modo grave. Segnalati anche razzi sul Golan, ma si è poi appreso che sarebbero stati lanciati dalla Siria. Dal Libano inoltre è stato lanciato un altro razzo caduto nel nord di Israele, nei pressi della città di Nahariya.