Salvini, soldi da Putin? Hotel Metropol: qualcuno ha messo una cimice. I servizi russi o americani?

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 11 Luglio 2019 - 11:28 OLTRE 6 MESI FA
Salvini ha preso soldi da Putin?

Nella foto Ansa Matteo Salvini e Vladimir Putin

MOSCA – Russi o americani, Cia o quel che fu il Kgb? Chi aveva interesse ad ascoltare e quindi a controllare quel che si diceva nella hall dell’hotel Metropol di Mosca lo scorso ottobre? Non è l’ambientazione di un romanzo di spie negli anni della guerra fredda, ma la cronaca di un incontro datato 2018, poco più di 6 mesi fa, tra sei persone: tre russi probabilmente legati al Cremlino e tre italiani certamente legati alla Lega.

E’ un giovedì e a Mosca, come sempre a metà ottobre, il freddo si fa sentire. Ancora non ci sono quelle temperature che costringono a non restare a lungo sulla strada ma, per una chiacchierata, è meglio comunque mettersi al coperto. Tra l’altro siamo al 18 ottobre e le giornate, oltre che fredde, sono anche corte, con poche ore di luce. A due passi dal Cremlino, centro del potere di Mosca e della Russia, e quindi di Vladimir Putin, ci sono tantissimi locali dove potersi sedere ed incontrare. E ci sono quasi altrettanti hotel. Nella hall di uno di questi, il lussuoso Metropol, albergo 5 stelle dove una camera standard costa poco meno di 200 euro a notte, una fortuna per un russo, siede quello che a prima vista sembra un gruppo di uomini d’affari. Sono sei. Parlano in inglese, come molti in quella sala tra marmi, cristalli e divani, e solo ogni tanto si scambiano un commento, una battuta nelle loro lingue d’origine. Sono tre italiani e tre russi. Gli italiani sono uomini vicini alla Lega di Matteo Salvini, tra loro c’è Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini e presidente dell’associazione indipendente Lombardia-Russia. Sull’identità dei russi, come in un film di spionaggio che si rispetti, non ci sono certezze. Interpretano il ruolo di emissari del governo russo. Location, argomenti e nomi citati rendono questo profilo credibile. Ma non ci sono riscontri.

Si parla di politica, dell’Europa e della Russia.

Si parla di affari, petrolio e altro. Si parla, perché no, come in quasi ogni conversazioni tra uomini, anche di calcio. Magari per rompere il ghiaccio e la tensione. L’atmosfera è infatti non tesa ma certo non rilassata. In ballo ci sono forse anche tangenti e finanziamenti illeciti. Soldi. La hall di un albergo è infatti anche un ottimo posto per mimetizzarsi, scomparire nascondendosi tra quell’umanità proveniente da mezzo mondo e sempre diversa che affolla un albergo 5 stelle nel cuore di Mosca.

Hanno ragione i sei ad essere preoccupati. Sono in molti a voler sapere cosa si dicono. Così tanti che fare l’elenco è impossibile. Ci sono i giornalisti italiani e russi che sarebbero curiosi – e quelli dell’Espresso con un’inchiesta sul Metropol e su quella conversazione hanno acceso un faro -, ma ci sono anche dei professionisti. Ci sono i servizi segreti. Già, ma quali?

La conversazione del Metropol viene ascoltata anche da altri, intercettata e registrata. C’è evidentemente una cimice. O una vecchio stile, magari nel vaso di fiori in mezzo ai divanetti ad un passo dai sei o, magari, nel telefono hackerato proprio di uno dei commensali. In fondo basta prendere il possesso da remoto di uno smartphone per poterne attivare il microfono, sentire e registrare tutto. Competenze che hanno in tanti, anzi tutti i servizi segreti del mondo e che certamente hanno Cia e Fsb, americani e russi.

E allora chi era in ascolto? Perché qualcuno in ascolto c’era tanto che quelle registrazioni, oggi, sono uscite. Rilanciate da Buzzfeed, sito d’informazione americano, che con queste avvalora quanto scritto dall’Espresso.