Turchia “il più grande carcere al mondo per i giornalisti”. Fnsi con il Nobel Pamuk

di Edoardo Greco
Pubblicato il 12 Settembre 2016 - 12:45 OLTRE 6 MESI FA
Turchia "il più grande carcere al mondo per i giornalisti". Fnsi con il Nobel Pamuk

Turchia “il più grande carcere al mondo per i giornalisti”. Fnsi si schiera con il Nobel Pamuk

La Federazione Nazionale della Stampa risponde presente all’appello lanciato da Orhan Pamuk, scrittore turco premio Nobel per la Letteratura, contro il crescente autoritarismo del presidente Erdogan in Turchia. Lo fa con un comunicato firmato dal segretario generale e il presidente del sindacato unico dei giornalisti, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.:

«L’appello lanciato oggi su Repubblica dal premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk contro la soppressione dei diritti e delle libertà, non solo di informazione, in Turchia non può restare inascoltato».

«La Turchia, come aveva profetizzato il giornalista Can Dundar, a sua volta condannato, è già diventato il più grande carcere al mondo per i giornalisti. Per questo – proseguono i vertici della Fnsi – ci sembra giusto sottoscrivere l’appello di Pamuk e chiedere alle istituzioni italiane di farsi portavoce in Europa del grido di aiuto che giunge da quel Paese. La Fnsi, insieme con i sindacati dei giornalisti degli altri Paesi europei, si farà promotrice di un’iniziativa comune sotto l’egida delle Federazioni internazionale ed europea dei giornalisti per affiancare quei cronisti che hanno deciso di sfidare la galera pur di continuare a riaffermare il loro “No” al bavaglio turco».

Già a maggio, prima del tentato golpe dei militari e della tremenda reazione di Erdogan, Pamuk aveva cercato di scuotere l’Europa sul tema della libertà di stampa e di opinione in Turchia. “Non ho paura per me. Ho paura per il mio Paese. Ho paura per i miei amici, per i turchi laici, colti, filo europei”, aveva dichiarato a Repubblica dopo che Murat Belge, decano degli intellettuali, era stato portato in tribunale dal presidente della Repubblica Erdogan.

“Tutto ciò – dice lo scrittore – non ha nulla a che fare con insultare il Capo dello Stato. Ma riguarda solo il fatto di silenziare l’opposizione politica e colpire la libertà di pensiero. Riguarda l’intimidire la gente e il mettere paura al Paese. Così che nessuno possa criticare il governo”.

“Ma io – aggiunge – sono molto preoccupato pure per la libertà di stampa”, “il nostro governo pro-Islam sta perdendo la sua faccia liberale. Sta diventando sempre più autoritario e repressivo”. “Sono contento di questo passo per l’intesa sui visti”, ma “la cancelliera tedesca Angela Merkel e gli altri dirigenti d’Europa non dovrebbero concentrarsi solo sulla questione dell’immigrazione e dei rifugiati in Turchia, ma anche affrontare con il nostro governo il problema della democrazia”.