Usa/ CIA, la storia segreta. Leon Panetta alla guida dell’agenzia di intelligence americana: sarà in grado di gestire presente e passato?

Pubblicato il 8 Luglio 2009 - 09:18 OLTRE 6 MESI FA

Normalmente la Cia, l’agenzia centrale di intelligence americana, combatte i nemici distanti, ma stavolta sono stati i nemici distanti. Il 21 maggio scorso i vertici dello spionaggio americano si sono preoccupati di avversari locali. A poche miglia di distanza dal quartier generale della Cia, che si trova a Langley, in Virginia, l’ex vice presidente Dick Cheney ha lanciato un attacco straordinario contro la nuova politica sulla sicurezza nazionale appena inaugurata dall’amministrazione Obama.

Cheney, parlando alla platea dell’American Enterprise Institute ha accusato Obama e i suoi di aver minato la sicurezza degli cittadini impedendo alla Cia di procedere con degli interrogatori di certo brutali, ma a sua detta , assolutamente efficaci con dei sospetti terroristi che sono stati condannati dalla precedente amministrazione Bush. Questa è sconsideratezza vestita da ragionevolezza, ha tuonato Cheney.

Leon Panetta, nuovo direttore della Cia,l’uomo che porta sulle spalle la responsabilità maggiore della sicurezza degli Stati Uniti, ha appreso i dettagli del discorso di Cheney  quando è arrivato nel suo ufficio, al settimo piano del quartier generale della CIA. Solo un’ora prima era al fianco di Obama a sentire il suo discorso ai National Archives per comunicare agli americani che il paese avrebbe combattuto il terrorismo, ma all’interno della Legge.

A gennaio il neo presidente appena insediatosi aveva messo al bando le tecniche del waterboarding e della privazione del sonno come mezzo di tortura per fare parlare i prigionieri. Senza scomporsi, continuando a sorseggiare la sua tazza di caffè, Panetta ha risposto con sorprendente candore: “Credo proprio che abbia odorato il sangue nell’acqua della sicurezza nazionale. E’ un po’ come la politica della forca. Se leggi dietro queste parole, sembra che Cheney speri che il suo paese venga attaccato di nuovo. È una politica pericolosa.

Panetta stava anche metabolizzando le critiche della sinistra. Il giorno prima un gruppo di sostenitori dei diritti umani aveva fatto un briefing ufficioso con Obama, in cui aveva esposto i propri progetti per gestire la situazione dei sospetti terroristi. Alcuni erano apparsi particolarmente sdegnati dall’impressione che Obama volesse semplicemente perpetuare l’approccio di Bush alla questione. Secondo quanto raccontato da uno dei partecipanti Obama sarebbe intervenuto contro queste interpretazioni considerandole assolutamente poco di aiuto.

Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch aveva appena denunciato l’amministrazione democratica perché aveva preso in considerazione la carcerazione preventiva dei sospetti terroristi, senza processo. «L’approccio di Obama imita quello assolutamente offensivo di Bush.

Da gennaio, dunque, la CIA è diventata il fulcro di tutte le tensioni interne al paese, dati gli obiettivi di Obama di voler ristabilire il ruolo della legge nella lotta al terrorismo, senza però voler sacrificare né la sicurezza nazionale, né i consensi degli elettori democratici più conservatori. Il presidente, però, nel perseguire il suo obiettivo di ricalibrare la politica dell’agenzia di intelligence ha ben evitato di indagare sugli errori passati per cercare un responsabile.

Panetta, con i suoi 70 anni e ben poca esperienza nel campo dello spionaggio, è proprio al centro di questa lotta. Democratico ben rodato, le sue competenze sono salde in politica interna, per sedici anni ha fatto parte del consiglio della sua città, Monterey, in California. Nel 1989 è stato nominato presidente dell’House Budget Committee, sotto l’aura del presidente Bill Clinton ed è poi diventato capo del suo staff.

Ora le redini della CIA sono nelle sue mani: di intelligence sa ben poco, ma è un uomo potente, molto vicino al presidente e al cerchio del potere. Questo potrebbe tradire le aspettative dei più scettici sulle sue capacità di riequilibrare le forze all’interno dell’america del post 11 settembre, ma soprattutto del dopo Bush. E per un uomo che è stato anche un militare non è una sfida da poco.