Usa. Giorni decisivi al Congresso per riforma migratoria e possesso armi

Pubblicato il 9 Aprile 2013 - 11:21| Aggiornato il 27 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

WASHINGTON, STATI UNITI – Settimana decisiva per la sorte di due pilastri dell’agenda del secondo mandato del presidente Barack Obama: la riforma migratoria e quella sulle armi. Ma se sulla prima difficilmente la destra potra’ sottrarsi al confronto, sul giro di vite su pistole e fucili c’e’ ancora il rischio di un nulla di fatto.

Dopo il discorso a Denver, nei pressi di Aurora, Obama ha parlato alla universita’ di Hartford, Connecticut, appena 50 miglia a nord di Newtown, il luogo della strage dei bambini che a dicembre scorso emoziono’ l’America e tutto il mondo.

Ad ascoltare il suo intervento anche molte famiglie delle vittime. E’ la prima volta che il presidente torna in queste zone, dopo la visita due giorni dopo il massacro alla scuola elementare Sandy Hook, per sottolineare la sua volonta’ di concentrare gli sforzi e la pressione sul Congresso perche’ si arrivi a una riforma piu’ dura possibile.

Intanto il Washington Post ostenta ottimismo sulle chance di approvazione del testo, che nei lavori del Senato e’ la legge n.649. Il giornale della capitale sottolinea come negli ultimi giorni due esponenti della Camera Alta, il democratico Joe Manchin della West Virginia e il repubblicano della Pennsylvania, Patrick Toomey, stanno lavorando seriamente alla definizione di un’intesa definitiva.

Restano comunque i rischi del nulla di fatto: alcuni repubblicani di spicco, tra cui i pesi massimi del partito Marco Rubio e Rand Paul hanno sottoscritto una lettera in cui minacciano di bloccare ogni iniziativa legislativa sull’argomento con un’azione di ostruzionismo. Nella lettera, in cui fanno balenare l’ipotesi del ‘filibustering’, sottolineano che si batteranno per difendere il controverso secondo emendamento della Costituzione che autorizza formalmente ogni americano a possedere un’arma.

Ma la linea dura del Grand Old Party rischia di essere battuta dalla realta’: come ricorda Dan Pfeiffer, uno dei consiglieri piu’ vicini ad Obama, nove americani su dieci sono a favore delle nuove norme. Andare contro di loro potrebbe essere un autogol per una destra alla ricerca di ritrovare un feeling con la societa’, dopo l’ultima sconfitta elettorale.

Non a caso, l’esperto John MCain, ex candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2008, esorta il suo partito a non fare le barricate ma cercare di lavorare per diluire l’impatto del testo. Una linea che sinora ha pagato, visto che il capo dei senatori democratici, Harry Reid, tra le proteste dell’ala ‘liberal’, ha gia’ cancellato dal testo il bando delle armi da guerra.