Usa, elezioni. Ora rush finale verso Casa Bianca, con l’ipotesi del pareggio

Pubblicato il 23 Ottobre 2012 - 10:52 OLTRE 6 MESI FA
Il Congresso degli Stati Uniti

WASHINGTON, STATI UNITI – Dopo l’ultimo dibattito presidenziale tra Barack Obama e Mitt Romney parte la volata finale verso le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il prossimo 6 novembre. Dall’Election Day al giorno in cui il nuovo presidente traccera’ il suo programma davanti al Congresso, ecco le date da ricordare:

3-4 NOVEMBRE – Si chiude la campagna elettorale; 6 NOVEMBRE – ‘Election Day’, si vota per il nuovo presidente ma anche per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti e di un terzo del Senato; 17 DICEMBRE – In ogni Stato i grandi elettori esprimono formalmente il loro voto per il presidente e per il vicepresidente; 3 GENNAIO – Il nuovo Congresso entra in carica; 6 GENNAIO – Il Congresso, in seduta congiunta, conta formalmente i voti 20 GENNAIO – Giuramento del nuovo presidente sulla scalinata ovest del Campidoglio a Washington; 21 GENNAIO – ‘Inauguration Day’, parte il mandato del nuovo presidente al suo primo giorno di lavoro alla Casa Bianca;  FINE GENNAIO – ‘State of the Union’, il nuovo presidente davanti al Congresso in seduta congiunta presenta il suo programma e indica l’agenda delle sue priorita’ per il Paese.

Ma potrebbe accadere qualcosa che metterebbe tutto in difficoltà. I voti elettorali sono 538, per cui, in teoria il prossimo 6 novembre e’ possibile un pareggio tra Barack Obama e Mitt Romney a quota 269 voti elettorali ciascuno. Ovviamente e’ solo una ipotesi, ma con una sfida cosi’ incerta, non e’ impossibile. A quel punto, chi andrebbe alla Casa Bianca? La legge americana parla chiaro. La parola passa a Capitol Hill. Il presidente degli Stati Uniti verrebbe eletto dalla Camera dei Rappresentanti, mentre il suo numero due dal Senato.

A quel punto, questo sarebbe lo scenario: i repubblicani sono fiduciosi di mantenere il controllo della Camera. Per cui eleggerebbero come presidente Mitt Romney. Opposta la situazione al Senato, che il sei novembre elegge solo un terzo dei suoi componenti. E qui i democratici confidano di conservare la maggioranza. E quindi voterebbero per Joe Biden, confermandolo cosi’ vicepresidente. Si avrebbe quindi un incredibile ticket Romney-Biden, una sorta di coabitazione alla francese, alla guida degli Stati Uniti nel quadriennio 2012-2016.

C’e’ un solo precedente, non esattamente uguale, ma simile, che risale a oltre due secoli fa. Era il 1796, quando John Adams, ell’epoca ‘federalista’, si scontro’ con Thomas Jefferson che allora era definito ‘democratico-repubblicano’. All’epoca non c’era la figura del vicepresidente. Al termine del conteggio, Adams vinse e divenne Presidente, ma Jefferson rimase in lizza e venne nominato numero due. La convivenza ando’ malissimo. Per questa ragione, si decise nel 1804 di introdurre in Costituzione il 12/esimo emendamento che regola appunto le procedure per eleggere presidente e vice da parte del parlamento.