Wikileaks, “l’asse Roma-Mosca ci preoccupava”: il Corriere intervista Ronald Spogli, l’ex ambasciatore Usa ai tempi di Bush

Pubblicato il 28 Novembre 2010 - 14:52 OLTRE 6 MESI FA

Ronald Spogli

Ronald Spogli, uno degli autori dei documenti sottratti alla diplomazia statunitense che starebbero per essere messi in Rete da Wikileaks, spiega che una singola rivelazione, malgrado ciò che può indicare, non rende il contesto completo del legame tra due Paesi”.

Maurizio Caprara sul Corriere della Sera dedica una intervista a Ronald Spogli, ambasciatore americano a Roma dal 2005 al principio del 2009. Antiche origini umbre, Spogli dopo essere stato finanziere, professore universitario e compagno di università di George W. Bush ha firmato numerose analisi e informative sugli ultimi governi di Romano Prodi e di Silvio Berlusconi. Partivano dalla sede diplomatica di via Veneto ed erano indirizzate per lo più al Dipartimento di Stato.

“Il caso di Wikileaks è una grande tragedia. Bisognerebbe porre fine a queste leak, gravi anche per cose già rivelate in precedenza”, sosteneva ieri l’ex ambasciatore, raggiunto per telefono dal Corriere a Wellington, la capitale ippica della Florida nella quale trascorre il fine settimana dopo il Thanksgiving, giorno del ringraziamento.

“I rapporti tra Usa e Italia durante quel periodo erano eccellenti, e lo sono tuttora. C’era un’intesa particolare tra Bush e Berlusconi. Anche con Prodi i rapporti sono stati ottimi. Una singola rivelazione, malgrado ciò che può indicare, non rende il contesto completo del legame tra i due Paesi”.

Ma l’amicizia verso Berlusconi, risaputa, risulterà anche nelle osservazioni di prossima pubblicazione che voi inviavate sulla politica italiana? Improbabile che quelle affinità si riscontrassero identiche nelle email di via Veneto, per esempio sulla convergenza tra il proprietario di tv e presidente del Consiglio italiano e l’ex agente del Kgb Vladimir Putin, a Mosca fino al 2008 capo di Stato e poi primo ministro. La sintonia tra i due non vi è sempre piaciuta. Spogli: “L’amicizia tra Bush e Berlusconi nacque perché hanno condiviso tanti punti essenziali della politica internazionale. Certo, noi abbiamo sempre detto che una Russia democratica era molto desiderabile. E negli ultimi anni, nei quali c’è stata una deriva diversa della Russia, noi americani pensavamo non fosse la direzione giusta”.

Sull’autoritarismo di Putin, ambasciatore, Berlusconi  – spiega l’intervista del Corriere – è di sicuro più indulgente di voi. Spogli: “Berlusconi ha l’intesa con Putin che abbiamo sempre capito, tuttavia anche l’Amministrazione americana attuale dialoga con la Russia, ha firmato il nuovo Start (trattato per ridurre le testate atomiche strategiche, ndr). Mi creda, usciranno yesterday news, notizie vecchie. Qualcosa che non va bene c’è in ogni rapporto. Ma anche con Prodi, e con D’Alema che era ministro degli Esteri, avemmo rapporti molto positivi”.

Sì, però è indubbio che ci sono stati momenti di attrito. Spogli: “Compimmo un’azione molto coraggiosa quando nel 2006 c’era la guerra Israele-Libano e l’Italia fu il primo Paese a impegnarsi con truppe da mandare al confine libanese. Senza la partecipazione italiana, la Francia non avrebbe mai partecipato a quella missione. E’ stata la leadership italiana a saper spingerla a farlo”.

Ambasciatore, che altro verrà fuori? “E’ un affogare in un bicchier d’acqua“. E non ci furono le tensioni sul rilascio di Daniele Mastrogiacomo, il rapimento dell’imam Abu Omar, la morte del dirigente del Sismi Nicola Calipari? Spogli: “Noi non commentiamo mai questioni di servizi”.