Agostino, agente ucciso: padre riconosce “faccia da mostro”

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Febbraio 2016 - 17:04 OLTRE 6 MESI FA

PALERMO –  “E’ lui faccia da mostro”. Confronto all’americana nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo dove Vincenzo Agostino, papà di Nino il poliziotto ucciso 27 anni fa, ha riconosciuto l’uomo che era andato a trovare il figlio pochi giorni prima dell’agguato. Lui è Giovanni Aiello, ex poliziotto di Palermo con il volto sfregiato da una fucilata, lo chiamano “faccia da mostro” o “il killer di Stato” perché accusato di essere un sicario al soldo delle cosche e il tramite tra Cosa Nostra e i servizi segreti.

Salvo Palazzolo sul quotidiano la Repubblica racconta la mattinata trascorsa all’Ucciardone:

Vincenzo Agostino, che da 27 anni non si taglia la barba e ha giurato di non farlo fino a quando non saranno in cella gli assassini del figlio e della nuora, è stato chiamato a riconoscere l’uomo che qualche giorno prima dell’omicidio del 5 agosto era venuto a casa sua. “Cercava Nino – ha sempre raccontato – era insieme ad un altro giovane. Mi dissero che erano colleghi. Uno aveva la faccia butterata, soprattutto sul lato destro. Una faccia da mostro“. Di un uomo con la faccia deturpata hanno parlato anche alcuni collaboratori di giustizia. “Era un sicario a disposizione della mafia”. Dopo il riconoscimento Vincenzo Agostino ha accusato un malore ed è stato soccorso da un’ambulanza del 118. Poi, si è ripreso. Fuori dall’aula, abbracci e strette di mano con gli esponenti di gruppi e associazioni antimafia. “Vi sono grato – ha detto Vincenzo Agostino – oggi è un momento importante. Ma bisogna continuare a lottare per la verità e la giustizia”. Con Vincenzo Agostino, in aula, la moglie e le figlie Flora e Nunzia, tutti costituiti parte civile con l’avvocato Fabio Repici.

All’aula bunker, questa mattina, anche il sindaco di Palermo. Dice: “Ieri, ho ritenuto doveroso fare un invito a tutti i cittadini per essere qui, a sostegno di un papà e di una mamma che hanno visto distrutta la propria famiglia. E in tanti sono venuti. E’ un forte messaggio di luce e di vita, in alternativa ad un messaggio criminale, di buio e di morte. Oggi la mafia non governa più Palermo, ma è nostro dovere tenere sempre alta l’attenzione senza mai dimenticare tutto ciò che negli anni passati tutte le organizzazioni criminali hanno prodotto sul nostro territorio, spesso in connivenza con pezzi dello Stato e della politica.

Da qualche giorno, dopo la scarcerazione di Gaetano Scotto, il boss accusato di essere coinvolto nell’omicidio, a Vincenzo Agostino è stata assegnata la scorta.