“Air Force Renzi”, costa 1,3 milioni al mese e…non decolla

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Aprile 2016 - 05:40 OLTRE 6 MESI FA
"Air Force Renzi", costa 1,3 milioni al mese e...non decolla

“Air Force Renzi”, costa 1,3 milioni al mese e…non decolla

ROMA – Il nuovo jet voluto da Matteo Renzi costa 1,3 milioni di euro al mese tra spese di gestione e di rimessaggio, oltre ai costi vivi. Giuseppe Marino per Il Giornale definisce il jet come “Air Force Renzi” e spiega che solo nel 2015 le spese per i trasporti aerei sono volate a 15 milioni di euro per il leasing pagato agli arabi di Etihad.

L’aereo voluto da Renzi conta 380 posti, che saranno ridotti dopo la riorganizzazione degli interni, e sarà a disposizione di Palazzo Chigi, scrive Marino su Il Giornale:

“L’imponente Airbus 340-500 resta inesorabilmente a terra, «parcheggiato» in un hangar dell’aeroporto di Fiumicino. Non a Ciampino, come il resto della «flotta blu», perché il bestione volante acquistato da Renzi, in caso di voli intercontinentali ha bisogno di una pista più lunga per il decollo: per non fare scali, movente ufficioso dell’ acquisto, deve viaggiare appesantito da adeguate scorte di carburante.

Dietro il mancato decollo c’è un pasticcio che è il segno distintivo di tutto questo affare coperto, e pian piano si comincia a capire perché, da un’aura di segretezza del tutto inopportuna, visto che si tratta di soldi pubblici. E non pochi: 1.300.000 euro al mese per non volare. Ecco le cifre dopo anni di tagli, nel bilancio 2015 della Difesa la voce relativa al «trasporto aereo di Stato» è aumentata di 15 milioni, in larga parte collegabili alle spese dovute al leasing e alla gestione dell’aereo.

Il Fatto Quotidiano si è esercitato con i calcoli: stimando in 5-6 milioni il budget per la riconversione interna dell’ Airbus, che serve a creare gli ambienti di riposo e di lavoro a disposizione di Renzi e del suo staff, rimangono all’incirca 9 milioni. Date queste cifre, significherebbe che il leasing sarà pagato agli arabi di Etihad a cifre stratosferiche, molto al di sopra di quelle di mercato, circa 40mila euro al giorno, cui vanno aggiunte le spese per il rimessaggio dell’ aereo in un capannone a Fiumicino, che ammonterebbero, stando a indiscrezioni a 1,2 milioni all’anno, sommati ai 15 di costi vivi fa 1,3 milioni al mese, quasi 44.000 euro al giorno. E pensare che su Globalplanesearch.com, una specie di eBay degli aerei, un Airbus 350-500 del 2006, stesso anno del «nostro», è in vendita a Singapore per 50 milioni, quanto soli tre anni di leasing.

Tante spese per non volare, perché l’ aereo è impantanato in intrecci burocratici che Palazzo Chigi e la Difesa non sono ancora riusciti sciogliere. A partire dal fatto che nessun pilota del 31esimo stormo dell’ Aeronautica, tenuta fino all’ultimo all’oscuro dell’ operazione, è abilitato alla guida del possente jet. Un’ aliquota di piloti del reparto incaricato dei voli blu ha quindi appena concluso un apposito addestramento con i simulatori negli Emirati. Manca però l’ addestramento in volo, al momento impossibile, perché l’Airbus 340-500 non è immatricolato né assicurato per il volo in Italia.

È atterrato a Roma con ai comandi piloti di Etihad e con matricola emiratina ma ora andrebbe immatricolato come aereo militare, ipotesi sgradita ai proprietari arabi. Dunque è aperta la caccia a una soluzione legale. Si parla anche della possibilità di costituire una società non commerciale apposita, cui distaccare i piloti, ma è una via complicata: sebbene l’ abbia ideata il generale Carlo Magrassi, ex consigliere militare di Renzi e ora segretario generale della Difesa. Sarebbe come se Palazzo Chigi si facesse una compagnia aerea. E tutto per l’Air Force Immobile”.