Meno spesa, più crescita, no patrimoniali: la ricetta di Alesina-Giavazzi

Pubblicato il 13 Agosto 2012 - 17:35 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Meno spesa e più crescita, niente patrimoniali e taglio drastico alla spesa pubblica per almeno 55 miliardi di euro: questa la ricetta per la ripresa e l’abbattimento del debito pubblico proposta da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera.

I due economisti si dicono soddisfatti dell’operato di Mario Monti e del suo governo perché “in nove mesi ha fatto per la crescita più di quanto aveva fatto il precedente in nove anni”, ma sostengono che ci sia ancora tanto da fare. E anche se è positivo che si sia iniziato a parlare di come abbattere il debito pubblico in Italia, ci sono delle chimere da sfatare.

Ciò che conta non è il debito in sé – scrivono Alesina e Giavazzi – ma il rapporto fra il debito e il reddito nazionale (il Pil). Se l’economia non ricomincia a crescere quel rapporto non scenderà mai abbastanza. Diffidate quindi di chi propone fantasiose ricette finanziarie per ridurre il debito sostenendo che tutto il resto è secondario. E fra costoro diffidate di chi invoca imposte patrimoniali: i contribuenti onesti di imposte ne pagano già troppe. Se non si ricomincia a crescere, una patrimoniale ridurrebbe il rapporto debito-Pil per qualche anno, ma poi saremmo al punto di prima, con le stesse persone a invocare una nuova patrimonialePer ridurre il rapporto debito-Pil deve quindi ripartire il denominatore, cioè la crescita. Meno spesa e più crescita. Diversamente da quanto vorrebbero farci credere alcuni economisti che interpretano Keynes in modo schematico”.

Ma questo non accadrà finché non si riduce la spesa pubblica, altrimenti la pressione fiscale rimarrà elevatissima – sostengono – Diffidate di chi usa le discussioni su come ridurre il debito per dribblare l’esigenza di tagliare la spesa. Non si scappa: per ridurre stabilmente il debito (con una pressione fiscale che non ammazzi la crescita) dovremmo prima ridurre le spese. Di quanto? Consideriamo ad esempio la Germania. Questo Paese, pur spendendo 2 punti di Pil (circa 30 miliardi) meno di noi, ha uno Stato sociale che funziona molto meglio del nostro. Se poi volessimo anche avere la medesima pressione fiscale e il medesimo deficit pubblico della Germania, sarebbe necessario tagliare altri 25 miliardi, quindi un totale di 55 miliardi”.