Algoritmo o empatia? Colloqui di lavoro sostituiti da selezione di un software

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Giugno 2015 - 13:01 OLTRE 6 MESI FA
Assunzioni: algoritmo o empatia? I colloqui di lavoro sostituiti dalla selezione di un software «Perché i contatti personali condizionano troppo le scelte»

Cercare lavoro

ROMA – Meglio un algoritmo o un essere umano? Più precisamente: per assumere un dipendente è meglio affidarsi a un software digitale o alla valutazione soggettiva? È quanto si chiedeva qualche giorno fa l’editorialista del New York Times Claire Cain Miller.

“Varie start-up — scrive Cain Miller — stanno sperimentando nuovi modi per automatizzare le assunzioni, convinte che il software riesca a svolgere questa funzione in maniera più efficiente di quanto possa fare un cacciatore di teste in carne e ossa”. Le aziende filo-algoritmiche sono Gild, Entelo, Textio, Doxa, GapJumper e chissà quante altre.

Come racconta Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera,

il rapporto empatico, che sta spesso alla base delle relazioni «umane», sarebbe insomma un fattore di disturbo e aumenterebbe le possibilità di sbagliare. Senza dimenticare che l’applicazione di un codice automatico avrebbe anche il doppio vantaggio del risparmio di tempo e di denaro. Dunque, niente pregiudizi, simpatie, antipatie o gusti personali: una maggiore precisione nel reclutamento, specie quando si tratti di impieghi molto specifici. Ovvio poi che un algoritmo è applicabile facilmente a una vastissima varietà di candidature che il sistema tradizionale non permette. Va aggiunto un aspetto non secondario di cui il NYT non tiene conto, ma che da noi peserebbe sulla bilancia a favore dell’applicazione digitale qualora venisse adottata senza eccezioni: il clientelismo verrebbe azzerato di botto. E Dio sa quante volte l’«empatia» italiota sfiora la corruzione.

Nonostante tutti questi indiscutibili privilegi, c’è qualche manager di punta che considera ancora l’approccio vis à vis il metodo migliore per capire la qualità delle persone. Amish Shah, il fondatore di Millennium Search, un’azienda che si occupa di arruolare dirigenti nel settore hi-tech, afferma: «Se cerco passione e entusiasmo, l’algoritmo non mi aiuta». E parla di intuizione, di percezione intima, addirittura di chimica, paragonando l’approccio con il candidato a una sorta di incontro amoroso.

Anacronistico? Forse. Nel 1971, il quarantenne Corrado Stajano parlò al presidente della Comit, Raffaele Mattioli, di un giovane appassionato dell’Oriente, di grandi speranze e di ottimi studi: si chiamava Tiziano Terzani. «Portamelo», fu la risposta. L’incontro fu una «sarabanda di narcisismi», ma il «ragazzo» andò a genio al vecchio banchiere, che nel giro di qualche settimana lo inviò a Singapore con un contratto a termine di mille dollari. Esattamente una questione di chimica delle relazioni umane. Fondata sull’intuizione di un personaggio geniale, disposto a lasciarsi incantare dal fascino culturale e dall’entusiasmo (…)