Antonio Roncolato, italiano sopravvissuto nell’incendio di Londra: “Io fortunato”

di redazione Blitz
Pubblicato il 29 Giugno 2017 - 15:10 OLTRE 6 MESI FA
Antonio Roncolato, italiano sopravvissuto nell'incendio di Londra: "Io fortunato"

Antonio Roncolato, italiano sopravvissuto nell’incendio di Londra: “Io fortunato”

LONDRA – C’era anche Antonio Roncolato, 57 anni originario di Padova, nella Grenfell Tower di Londra. Viveva in un appartamento al decimo piano del grattacielo andato a fuoco due settimane fa. A differenza di molti altri però lui è riuscito a salvarsi. Oggi racconta: “Ho perso tutto, ma sono fortunato“.

In una lunga intervista al quotidiano la Repubblica, Roncolato ha raccontato la terrificante esperienza di quella notte e di come è sopravvissuto. Eccone alcuni stralci.

Da dove viene e da quanto è a Londra?
“Sono di Maserà, un paesino in provincia di Padova. Sono arrivato a Londra nel 1984 e non mi sono mai mosso, tranne un breve periodo in cui andai a lavorare in Germania. E ho sempre lavorato praticamente nello stesso posto, il Millennium Hotel di Kensington: ci sono entrato come cameriere, poi barman e adesso sono capo-sala, responsabile del breakfast e del lunch”.

Come è finito alla Grenfell Tower?
“A Londra ho vissuto un po’ qui, un po’ là. Ma poi mi sono sposato con una colombiana, abbiamo avuto un figlio e abbiamo presentato richiesta di un appartamento alla Grenfell. Era una Council House, un alloggio popolare, sovvenzionato dallo Stato, con affitti convenienti, decisamente più bassi dei prezzi di mercato. Ci hanno messi in una lista d’attesa, finché si è liberato un appartamento al decimo piano e ci siamo andati a stare. Io ci sono rimasto con mio figlio, che ora ha 26 anni, anche dopo che ho divorziato”. […]

Conosceva i due giovani italiani che hanno perso la vita?
“No, poi ho letto che abitavano alla Grenfell Tower da pochi mesi, non ho fatto in tempo a incontrarli. Poveretti”. […]

Come ha passato quelle ore?
“Così, a cercare di organizzarmi, ho riempito una valigetta a rotelle con un po’ di roba che speravo di portare via con me, anche se poi non è stato possibile. E verso l’alba ho telefonato a due miei colleghi in albergo: ‘Oggi non posso venire al lavoro’, gli ho detto, ‘ma ecco quello che dovete fare’, ho dato le istruzioni per la giornata, così tutto ha funzionato anche senza di me”.

Aveva paura?
“Ero stranamente abbastanza calmo, perché le fiamme, anche se il grattacielo era pieno di fumo, erano ai piani più alti. Ma un po’ dopo le 4 ha cominciato a prendere fuoco una finestra di casa mia e in quel momento ho pensato che sarebbe finita male. Miracolosamente, i pompieri avevano iniziato a indirizzare acqua verso la parte più raggiungibile della torre, i piani più bassi, compreso il mio. E hanno rovesciato una montagna d’acqua sul mio appartamento, spegnendo il fuoco, inondando tutto. Così mi sono un po’ tranquillizzato, ma le stanze si stavano riempendo di fumo e facevo fatica a respirare, per quanto avessi aperto le finestre per fare entrare aria”.

E come è venuto fuori di lì?
“Alle 6 e 20 ho sentito bussare forte alla porta, ho aperto e c’erano due pompieri con le maschere ad ossigeno. Mi hanno detto che cosa avremmo dovuto fare, l’ho ripetuto per essere sicuro di avere capito bene. Ho messo un asciugamano fradicio d’acqua in testa, mi sono praticamente aggrappato a un pompiere e l’altro si è messo dietro di me, e così uno attaccato all’altro siamo usciti nel corridoio e poi giù dalle scale per dieci piani senza fermarsi un attimo. Ah, mio figlio mi aveva ricordato che in un cassetto c’erano i suoi occhialini da nuoto, li avevo indossati per proteggere gli occhi. E in due minuti ci siamo ritrovati fuori, in strada, all’aperto. Per prima cosa mi hanno messo un casco protettivo, perché dall’alto cadeva di tutto. Poi mi hanno portato da qualche parte, mi hanno dato una bottiglia d’acqua e una coperta. E poi via, in ospedale, perché avevo respirato un sacco di fumo. In ambulanza ho mandato un messaggino a mio figlio: “I am out, I am good”, sono fuori, tutto bene. In ospedale mi hanno messo una flebo, fatto gli esami del sangue e verso l’una del pomeriggio mi hanno rilasciato”.