Barbara Spinelli vs Napolitano: interferenza irrituale, Pd basta venerazione

Pubblicato il 12 Settembre 2013 - 10:59 OLTRE 6 MESI FA
Barbara Spinelli vs Napolitano: interferenza irrituale, Pd basta venerazione

Barbara Spinelli con Giorgio Napolitano

Barbara Spinelli contro Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, e contro l’incubo da emergenza che paralizza la politica in Italia a tutto vantaggio di Berlusconi. Lo fa dalle pagine del Fatto, in una lunga intervista con Silvia Truzzi, invece che dalle pagine del quotidiano la Repubblica, con il quale collabora ma con il quale non sempre appare in linea.

Barbara Spinelli deve la sua relativa autorevolezza alla sua capacità argomentativa ma non è da escludere che un po’ dipenda dal fatto di essere figlia di Altiero Spinelli, uno dei padri della Europa unita e, in anni recenti, del defunto Tommaso Padoa Schioppa, già vice direttore generale della Banca d’Italia e ministro dell’economia che disse “è bello pagare le tasse”.

Queste referenze non significano che il verbo di Barbara Spinelli sia infallibile, come quando, in coppia con Paolo Flores D’Arcais teorizzava la grandezza di Beppe Grillo e sosteneva la elezione di Stefano Rodotà a presidente della Repubblica.

Le si deve però riconoscere il merito di pregevoli interventi sulla possibile ricattabilità da parte di Berlusconi di esponenti del Pd e la coincidenza della repubblica presidenziale con il vecchio piano di Licio Gelli.

Nella intervista al Fatto Barbara Spinelli dà voce al pensiero di molti, anche a sinistra, non rigidamente incollati dal conformismo dominante e dal reato di vilipendio:

1. “Il Presidente [Giorgio Napolitano] è intervenuto due volte, in agosto e settembre, sulla decadenza. Un’interferenza abbastanza irrituale, che tradisce la sua gerarchia delle urgenze: la cosa che più conta è la sopravvivenza del governo delle grandi intese. In altre parole: dà a quest’ultimo il primato, e pesa sulla Giunta ricordandole che essenziale è non abbattere i “pilastri della convivenza nazionale” con una rottura tra Pd e Pdl. L’intervento è pericoloso, e anche singolare: se è vero che le sentenze vanno rispettate, e Napolitano lo ribadisce con forza, come evitare uno scontro fra Pd e Pdl?

2. “Siamo a un bivio: se vuole ritrovare identità ed elettori, il Pd deve interrompere questa venerazione di Napolitano, che va ben al di là del rispetto istituzionale. È l’adesione a una visione emergenziale della democrazia italiana, fatta propria dal Quirinale: da anni siamo “sull’orlo del precipizio”, “a un passo dal baratro”, dunque in stato di eccezione. Nulla deve muoversi. La democrazia è sospesa. Io non ritengo affatto pericolosa la caduta di un governo. Ne abbiamo avute tante e l’economia ne ha risentito poco. Napolitano è stato rieletto, per la prima volta nella storia repubblicana, al sesto scrutinio. Ma ci sono stati presidenti eletti al 21esimo. E così ora una possibile caduta del governo cui seguissero nuove consultazioni ed eventualmente un nuovo esecutivo sembra un strappo.

3. “L’ideologia emergenziale permette a oligarchie chiuse di governare aggirando il normale funzionamento delle istituzioni, e anche gli esiti elettorali. È un ricatto sotto il quale viviamo da tempo. Ci ha anestetizzati. Il terrore del tracollo si è insinuato nelle menti, tanto ossessivamente viene ripetuto. Ci sono poi parole assassine: “governo di scopo”, “governo di servizio” trasmettono un’unica immagine: qualunque altro governo nato da elezioni non sarà “di servizio”. Nella migliore delle ipotesi sarà “senza scopo”, nella peggiore sarà in mano a populisti e malfattori.

4. “Berlusconi si è sempre nutrito della retorica emergenziale. La sua idea del capo legibus solutus, non ostacolato da nessuno, è coerente all’idea, valida in tempi di guerra, dello stato di necessità. Perché si sono consegnati mani e piedi a un uomo che stava per essere condannato? Nel 2009, a proposito del lodo Alfano, Ghedini disse che il premier non è un primus inter pares, ma un primus super pares. Che la “legge è uguale per tutti, non la sua applicazione”. Sono controverità entrate negli usi e costumi della Repubblica.

5. “Nella dichiarazione del 13 agosto, Napolitano ha preso atto della condanna di Berlusconi, ma al tempo stesso ha considerato “legittimi” gli attacchi e le rimostranze del Pdl contro i magistrati e la sentenza. Contrapporre la legittimità alla legalità è materia incandescente. È uno iato di cui s’è nutrita la cultura antilegalitaria delle destre e sinistre estreme, nella storia d’Europa. Il capo dello Stato ha ricevuto il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che secondo il Corriere della Sera, è salito al Colle in veste di ambasciatore di Berlusconi. Il fatto in sé non mi scompone. Ma era il caso di riceverlo proprio in questi giorni? È il momento prescelto che inquieta”.