Beppe Grillo: “Sono stanco, ora il capo di M5s è Casaleggio”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Luglio 2014 - 12:02 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo: "Sono stanco, il capo ora è Casaleggio"

Beppe Grillo in tribuna al Senato durante il dibattito sulle riforme costituzionali (LaPresse)

ROMA – L’ultimatum lo ha lanciato a Renzi. Ma lo scettro del comando lo ha consegnato a Casaleggio. Perché lui, il volto del Movimento, l’istrione da palco, ha le pile scariche. E certe rogne politiche non ha voglia di gestirle. “Sono stanco, non ce la faccio a venire spesso a Roma. E poi io sono un motivatore, il capo politico è Casaleggio”.

Nella pancia di palazzo Madama, davanti ai suoi senatori, Beppe Grillo definisce ruoli e competenze. Continuerà a seguire la sua creatura, a incontrare i suoi “anche per calmare gli animi”. A decidere la rotta politica sarà però soprattutto Casaleggio. Il guru, che “a settembre prenderà a casa a Roma” avrebbe aggiunto Grillo (l’M5s ha smentito). Di certo guiderà il manager milanese , in accordo con il numero tre Luigi Di Maio, blindato dai vertici. Ancora più forte da settembre, quando Casaleggio dovrebbe riprendere i viaggi a Roma.

Scrive Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano:

Il Movimento assume una fisionomia più chiara, nel giorno in cui i 5 Stelle rispondono al Pd con una lettera dove si mette nero su bianco la parola preferenze, finora tabù nella trattativa sulla legge elettorale. “Questa volta devono darci una risposta chiara, o si fa sul serio o salta tutto” dice Grillo ai suoi. Una delle frasi pesanti di una giornata in cui il fondatore dell’M5S parla, discute, mangia compulsiva-mente. In Senato compare attorno a mezzogiorno. Giacca e camicia scura, gli occhiali personalizzati. Appena entrato, indica ai commessi i soliti nemici, i cronisti: “Questi non dovrebbero stare qui, ci vorrebbe una regola o una leggina”. È la prima di un diluvio di frasi contro la stampa , l’altro filo rosso della sua giornata. Sale subito sugli spalti, per seguire la discussione in aula sulla riforma del Senato.

SUI BANCHI del governo c’è Maria Elena Boschi, di giallo vestita: non alza mai gli occhi verso lo scranno dell’ospite speciale. Grillo lancia un bacio a una senatrice, annuisce all’intervento di D’Alì (Ncd) che parla di “macroregioni”. Poi scrive su un foglietto e lo consegna un commesso. Poco dopo sulla porta compare il senatore a vita Carlo Rubbia. Grillo si alza e si allontanano assieme, verso una stanza dove parlottano per qualche minuto. Il fondatore dell’M5s ricompare nella buvette del Senato, per un caffè. Fa chiudere la porta, per tenere lontani i cronisti. Si lamenta: “Per i parlamentari ci sono regole, i giornalisti invece stanno ovunque. Mi dicono ‘passa di qua o di là’ per evitarli”. Si agita Grillo, fa le mosse. “Che cosa è diventato questo posto?”. Scherza pure: “Ma hanno la cassa qui dentro”, “costa meno che a Genova”. Poi esce e sale al secondo piano. Dentro l’ufficio del Movimento, arringa i parlamentari: “Alle Politiche vinceremo noi”. Precisa: “Io non farei mai accordi con i partiti, non mi sarei seduto al tavolo con il Pd. Questi ci prendono in giro”. Però, riconosce, “dovevamo farlo, per dimostrare ai cittadini che noi possiamo discutere, trattare”. Avanti con la trattativa, quindi. Ma con riserva: “Giovedì dobbiamo discutere seriamente, altrimenti si chiude. Basta con le perdite di tempo, o dentro o fuori”. Grillo lima la risposta assieme allo staff comunicazione e ai parlamentari. Il testo base l’avevano già scritto i 12 delle commissioni Affari Costituzionali assieme a Di Maio e Toninelli. Una risposta condivisa insomma, diversa dal rilancio sul doppio turno che il deputato campano aveva fatto in accordo solo con i vertici, per l’insoddisfazione dei falchi. Il testo auspica “una celere conclusione positiva” del tavolo, “una soluzione soddisfacente per tutti sulla legge elettorale”.

PRECISAZIONE importante: i 5 Stelle vogliono discutere con Renzi solo della legge, e non di riforme. Di quelle se ne parlerà poi. Ora vogliono altro: “Al di là della questione del premio di maggioranza e delle sue modalità, ci sono altri aspetti su cui aspettiamo risposte concrete: preferenze e soglie di sbarramento, superamento delle coalizioni. Notiamo con piacere l’apertura sulla lotta alla corruzione e sull’immunità. Aspettiamo risposte chiare”. Chiosa: “Ci vediamo giovedì alle 14 alla Camera, in streaming naturalmente”. Grillo va a pranzo, al ristorante del Senato. E il Pd ironizza subito sul web. Il fondatore si siede con una decina di senatori. Mangia leggero, pesce spada e mela cotta. Gli sentono dire: “Casa-leggio prenderà casa a Roma a settembre”. In serata, il Movimento smentirà con nota. Il caffè lo va a prendere al bar interno. Viene circondato dai giornalisti. Gioca: “Vendo i miei occhiali, a 25 euro”. Poi riparte: “Siete ovunque, spuntate anche in ascensore. Ma dovreste incontrarci solo quando abbiamo qualcosa da dire”. Accusa: “Siete responsabili della perdita di democrazia. Dovreste ammettere: “Abbiamo sbagliato’. Perderete il lavoro, mi spiace”. La collega de l’Unità gli ricorda: “Ha augurato la chiusura al nostro giornale”. Lui: “Non pago le tasse per voi. È il mercato, se non vendi chiudi”. Grillo si fa scuro: “Io ho chiuso con gli spettacoli. Sono un ex comico: io non vengo a dare la linea ai miei, vengo solo a rincuorarli, a tirarli su”. Poi esce, con il suo cordone. Torna in albergo. Fuori, i giornalisti.