Berlusconi, Ilva, Giuliano Amato e Siria: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Settembre 2013 - 08:50 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Primo voto sul caso Berlusconi.” Come premiare l’illegalità. Editoriale di Antonio Polito:

“Circola in Italia una strana idea di legalità. I suoi cultori chiedono alle Procure di esercitare il ruolo improprio di «controllori» ma non appena possono premiano l’illegalità, per demagogia o per calcolo elettorale. È il caso di Napoli, città-faro del movimento giustizialista visto che ha eletto sindaco un pm, dove è stata appena approvata, praticamente all’unanimità, la sanatoria degli occupanti abusivi delle case comunali. Nel capoluogo partenopeo si tratta di un fenomeno vastissimo: sono circa 4.500 le domande di condono giunte al Comune per altrettanti alloggi. Per ogni famiglia che vedrà legalizzato un abuso, una famiglia che avrebbe invece diritto all’abitazione secondo le regole e le graduatorie perderà la casa. Non c’è modo migliore di sancire la legge del più forte, del più illegale; e di invitare altri futuri abusivi a spaccare serrature e scippare alloggi destinati ai bisognosi.
Ma nelle particolari condizioni di Napoli la sanatoria non è solo iniqua; è anche un premio alla camorra organizzata. È stato infatti provato da inchieste giornalistiche e giudiziarie che «l’occupazione abusiva di case è per i clan la modalità privilegiata di occupazione del territorio», come ha detto un pubblico ministero. In rioni diventati tristemente famosi, a Secondigliano, Ponticelli, San Giovanni, cacciare con il fuoco e le pistole i legittimi assegnatari per mettere al loro posto gli affiliati o i clientes della famiglia camorristica è il modo per impadronirsi di intere fette della città; sfruttando le strutture architettoniche dell’edilizia popolare per creare veri e propri «fortini», canyon chiusi da cancelli, garitte, telecamere, posti di blocco, praticamente inaccessibili dall’esterno e perfetto nascondiglio per latitanti, armi e droga.”

La crisi si allontana però non i rischi di logoramento. La nota politica di Massimo Franco:

“Si rotola verso un rinvio del voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare solo a fine mese. La mediazione sottotraccia è stata sovrastata da grida e ultimatum che continuano e continueranno anche nei prossimi giorni. Ma alla fine si è imposta di fronte a partiti spaccati al proprio interno. L’impressione è che lo scontro fra Pdl e Pd sia destinato a prolungarsi e perfino a incattivirsi: i malumori continuano a covare e a emergere a intermittenza. Eppure, appare sempre meno probabile una crisi del governo di Enrico Letta, sebbene le vicende di queste settimane lo abbiano logorato e indebolito anche sul fronte internazionale.
Si va verso «una condivisione di tempi e regole per portare avanti quello che è nelle cose», annuncia il presidente del Senato, Pietro Grasso. Ma gli strattoni della maggioranza degli ultimi dieci giorni hanno lasciato lividi che i mercati e l’Europa hanno subito registrato e tradotto negativamente. I segnali che arrivano sono univoci. Mostrano una preoccupazione crescente per i «rischi di instabilità politica in alcuni Paesi». Benché l’Italia non sia nominata, tutti sanno che è la prima osservata speciale della Commissione Ue. E non solo per le tensioni provocate dalla prospettiva scontata, anche se non ancora sancita, dell’uscita di Berlusconi dal Parlamento.
Olli Rehn, il commissario per gli affari economici, teme «la possibilità di passi indietro su alcune riforme»: un allarme che va letto insieme col bollettino mensile della Banca centrale europea secondo il quale il nostro Paese rischia sui conti pubblici. Il dito è puntato sull’abolizione della prima rata dell’Imu, fortemente voluta da Berlusconi ma accettata subito anche dal Pd; e sul rinvio dell’aumento di un punto di Iva. Il timore della Bce è che senza una copertura di queste entrate mancate, lieviti il rapporto fra deficit e Pil.”

Insonnia e passeggiate Da quasi un mese l’autoesilio del Cavaliere. Scrive Tommaso Labate:

“Dicono che il dramma sia la notte. E che a chiudere occhio durante le ore di buio Silvio Berlusconi non ci riesca proprio. Qualche volta prende Dudù, il cane di Francesca Pascale per il quale ha un’autentica venerazione, e lo porta a fare due passi nel mastodontico prato della villa San Martino. «Questo cane è la mia gioia», ripete a tutti. E lo si capisce dalla libertà granitica, totale, assoluta, che l’ex premier ha conferito all’animale domestico nel perimetro della residenza Arcore, dove Dudù sceglie a piacimento come , quando e soprattutto dove fare i suoi bisogni.
Altre volte, per sconfiggere l’insonnia e sempre in compagnia di un Dudù che ha preso l’abitudine a dormigli addosso, il Cavaliere si abbandona davanti alla televisione, anche se la «vede» ma non la «guarda». Ma questo l’ha sempre fatto, di notte. Anche ai bei tempi in cui era presidente del Consiglio. Come nel giugno del 2008, quando in piena notte aveva telefonato al «numero in sovraimpressione» e aveva ordinato i coltelli che gli si erano materializzati di fronte, nel bel mezzo di una televendita che «vedeva» ma non «guardava».
La decisione finale su come scontare la pena principale dovrà prenderla presto. E dovrà presto confermare o smentire la tesi di chi tra i suoi aveva scommesso sulla scelta dei servizi sociali. Magari per dare una mano alla casa di riposo di Mortara, provincia di Pavia, dove l’amata e compianta zia Bice aveva trascorso gran parte della sua vita dopo essersi fatta suora (e aver preso il nome di suor Silviana).”

Russia e America, le due nazioni speciali. La sacralità di Mosca La missione degli Usa. Articolo di Paolo Valentino:

“Probabilmente non dispiacerà, a Vladimir Putin, sapere che prima di lui soltanto un altro capo del Cremlino se l’era presa con «l’eccezionalismo americano». Di più, Iosif Stalin fu il primo in assoluto a usare il termine specifico. Successe nel 1929, quando Jay Lovestone, segretario generale del Partito comunista americano, venne cacciato dai ranghi dell’organizzazione su ordine di Mosca, non tanto per essersi schierato con Bukharin nella lotta per il potere sovietico, quanto per aver sostenuto che la forza, il radicamento e la mobilità sociale del capitalismo yankee rendevano inattuale la rivoluzione comunista negli Stati Uniti. «Occorre mettere fine a questa eresia dell’eccezionalismo americano», tuonò Stalin, cambiando per sempre il vocabolario del primo nemico.
Certo il concetto della «prima nuova nazione», qualitativamente diversa da tutte le altre, è antico. Ancora in navigazione verso il Massachusetts, nel 1630, John Winthrop, primo governatore della colonia, aveva teorizzato «the city on the hill», la città sulla collina, faro di luce per il resto del mondo, immagine poi ripresa nella brillante retorica di Ronald Reagan. A dare una descrizione compiuta della posizione «eccezionale» degli americani, era stato poi Alexis de Toqueville. Un americano, per lui, era un individualista, dedito al commercio, convinto di essere eguale a tutti gli altri membri di una società completamente libera.”

La Stampa: “Italia, torna l’allarme conti.” La politica prossima al default. Editoriale di Elisabetta Gualmini:

“La politica è in default. Le larghe intese – l’unica soluzione possibile, forse, per dare un senso alla XVII legislatura – segnano il punto più basso di credibilità dei partiti. E il grado più alto di deviazione dalla normalità democratica. Con anomalie su anomalie, pronte a scaricarsi sui piedi di un Governo dai piedi di argilla, sempre sul punto di accasciarsi, dietro alle minacce e poi ai ritiri e poi alle minacce di un Pdl allo stremo. C’è un premier capace, con nervi saldissimi, ma nominato e non scelto dai cittadini, al contrario di quanto siamo stati abituati a vedere negli ultimi vent’anni. Che sarebbe stato forse vice in un governo con Pd e SeL, oppure nel «governo del cambiamento», ed è invece primo della diarchia con Alfano. Ci sono poi i parlamentari nominati, truppe di discepoli fedeli ai rispettivi capicorrente, con la parzialissima eccezione di alcuni tra quelli scelti con le primarie Pd (organizzate a capodanno!).”

L’onda dell’Ilva fa chiudere 7 fabbriche. Articolo di Luigi Grassia:

“Si sta consumando in Italia un dramma industriale due volte più difficile da accettare perché non è dovuto a ragioni di mercato ma a questioni ambientali e alle vicende giudiziarie connesse, insomma a qualcosa che si dovrebbe poter risolvere con la buona volontà. Il gruppo Riva, proprietario dell’acciaieria Ilva di Taranto (commissariata per inquinamento), ha annunciato la cessazione immediata di tutte le attività in sette stabilimenti produttivi e in alcune società di servizio; le aziende coinvolte sono esterne al perimetro di gestione dell’Ilva, ma le chiusure vengono motivate col sequestro preventivo di 916 milioni di euro disposto dal Gip di Taranto e col fatto che questo avrebbe reso impossibili le attività del gruppo. Invece i sindacati (ma con vari accenti) accusano l’azienda di ricatto sui 1400 lavoratori che rischiano il posto.”

Intervista di Michele Brambilla a Umberto Bossi:

Secondo lei Berlusconi è finito? La gente i voti glieli darà comunque, non crede più ai giudici. Col carattere che ha, Silvio combatterà fino alla fine. Ma se non potrà neanche candidarsi… Uno come lui è capace di candidarsi anche non candidandosi.”

L’assassino che filmava le donne. Caccia alle 100 vittime del ragioniere. Articolo di Fabio Poletti:

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“Il video dell’agonia di Lavinia Simona Ailoaiei dura quattro ore. Le immagini delle diciottenne romena abbandonata in un campo di San Martino in Strada sono assai nitide, ri prese con tre telecamere digitali ad alta definizione nascoste nella stanza del motel Moon di Busto Arsizio e del motel Silk vicino a Lodi. Per i primissimi piani il ragionier Andrea Pizzocolo, 41 anni, una fedina penale macchiata da trenta grammi di hashish che gli avevano trovato addosso tre anni fa alla Malpensa, ha invece usato una minitelecamera a fibra ottica acquistata in rete e che teneva nascosta nel cinturino dell’orologio.”

Il Fatto Quotidiano: “Napolitano manda alla consulta l’uomo di Craxi.” Orgasmo da Rotterdam. Editoriale di Marco Travaglio:

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“Un giorno o l’altro, magari da qualche casuale intercettazione o ritrovamento di elenchi o liste, scopriremo le doti nascoste di Giuliano Amato, l’uomo che non doveva pensionarsi mai, la salamandra che passava indenne tra le fiamme, il dinosauro sopravvissuto alle glaciazioni, il “sederinodoro” (come diceva Montanelli) che riusciva a occupare contemporaneamente mezza dozzina di cadreghe alla volta. I collezionisti di poltrone e pensioni troveranno a pagina 3 l’elenco completo delle sue. Ma qui c’è di più e di peggio: in un Paese dove nessuno riconosce più alcun arbitro imparziale, figura terza, autorità indipendente, non si sentiva proprio il bisogno di trapiantare un vecchio arnese della politica in quello che dovrebbe essere il massimo presidio della legalità costituzionale: la Consulta. Già negli ultimi anni, spesso a torto e qualche volta a ragione, la Corte è finita nella rissa politica per sentenze o decisioni che puzzavano di compromesso col potere. Specie da quando l’arbitro supremo che sta sul Colle ha smesso la giacchetta nera e s’è messo a giocare le sue partite politiche trasformando la Repubblica in sultanato (vedi bocciatura del referendum elettorale e verdetto sul caso Mancino).”

“Sallusti e Santanchè, occupy video”. Scrive Andrea Scanzi:

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“Poveretti, ormai avranno le piaghe da decubito. Ogni giorno, con masochismo indomito, Alessandro Sallusti e Daniela Garnero (curiosamente detta “Santanchè”) stazionano in tivù. Occupy Rosa & Olindo, in difesa di Silvio Berlusconi. Per fortuna (sua) la decadenza dipende da Pd e Napolitano, avvocati difensori notoriamente encomiabili: se il leader Pdl dovesse sperare nella prosa del direttore del Giornale e della buffa Garnero, marcirebbe già in galera. Con tanto di chiave buttata. Non avendo argomenti, entrambi straparlano. Il primo, che quando vuole è persona intelligente, in cuor suo si vergogna delle tesi che espone. “

Il Giornale: “Berlusconi ha deciso.” Industricidio di Stato. Editoriale di Nicola Porro:

Questo non è un Paese per imprese. Sì, certo, se la cavano tutti con il primo arti­colo della nostra Costituzione, che ci racconta della Repubblica fondata sul lavoro. E però il lavoro viene creato da­gli imprenditori. Vi sembra banale? Andatelo a spiegare a quella parte di costituenti che ha pensa­to bene di trattare il lavoro come categoria assolu­ta, e cioè slegata da chi lo genera. Non vi preoccupa­te, la smettiamo subito con la filosofia e andiamo al sodo con l’Ilva di Taranto e le imprese della Val di Susa. La storia dell’Ilva è nota.Gli imprenditori Riva so­no indagati per una serie di ipotesi gravissime di re­ato: dal disastro ambientale alla frode fiscale. Si trat­ta della prima industria siderurgica italiana e la se­conda in Europa. I magistrati sono andati giù con la mano pesante disponendo sequestri per miliardi di euro, compresi impianti e prodotti finiti, tenuti lì a marcire sui piazzali. E ieri Riva ha detto che siamo al game over. Chiude. Non ha più i soldi per pagare gli stipendi. Domani qualcuno si straccerà le vesti. Ma era già tutto scritto. Nonostante non ci sia una sentenza,una,che abbia stabilito i fatti.Ebbene è la Repubblica che garantisce il lavoro o gli indagati Ri­va? Forza, rispondiamo senza ipocrisie. Se anche si dovesse accertare che la famiglia Riva è compo­sta da delinquenti, in uno Stato normale l’esecuti­vo prende le azioni e le cede sul mercato. Semplice a dirsi, impossibile a farsi in una Repubblica demo­cratica fondata sul lavoro. Siamo dei fenomeni: uc­cidiamo un’impresa su un sospetto (per quanto fondato esso possa essere) e non ci preoccupiamo delle conseguenze – queste sì certe – sul lavoro. Quello che a parole dovrebbe essere il fondamen­to del vivere civile.”