Briatore al Fatto Quotidiano: “Le spiagge vanno messe all’asta”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Novembre 2013 - 09:25 OLTRE 6 MESI FA
briatore

Flavio Briatore (LaPresse)

ROMA – Flavio Briatore parla al Fatto Quotidiano in merito alla questione se vendere o meno gli impianti balneari

Scrive Marco Palombi:

“La chiamo perché devo lamentarmi”. Flavio Briatore si riferisce a un articolo apparso sul Fatto Quotidiano di ieri sulla questione della vendita delle spiagge, che in realtà si tradurrà nell’ennesimo favore ai cosiddetti “balneari”: niente vendita, alla fine, ma l’assai più comoda proroga trentennale delle concessioni in essere agli attuali, ridicoli, prezzi. In media i 32 mila stabilimenti italiani pagano infatti poco più di 3.100 euro a fronte di fatturati spesso milionari: dalla concessione sul “Twiga” di Flavio Briatore a Marina di Pietrasanta – era l’esempio – lo Stato ricava poche migliaia di euro, mentre la società ha un giro d’affari di circa quattro milioni.

“I dati sono veri – ci spiega lui – e sono anche d’accordo che il sistema dei concessionari adesso è la vera rovina delle meravigliose spiagge italiane, ma c’è un problema: la mia azienda in Versilia (Mamma-mia , ndr) non è intestataria della concessione, che invece appartiene a una società di nome Magnolia”. Insomma, “noi lavoriamo con un contratto di affitto d’azienda che ogni anno ci costa più o meno 300 mila euro e così questi signori, che hanno avuto la concessione anni fa non si sa come, stanno lì e incassano senza far niente né rischiare un euro. Nel frattempo abbiamo investito qui oltre quattro milioni e diamo lavoro a 80 persone”. All’inizio, prosegue Briatore, l’idea era di comprare la concessione: “Ma mi hanno sparato la cifra di dodici milioni di euro e, ancora un paio d’anni fa, otto milioni”.

E’ la fotografia di un mercato bloccato e di un rapporto tra politica e agenti economici ormai incancrenita. Ora il Pdl vorrebbe vendere gli spazi su cui sono costruiti gli stabilimenti ai concessionari e il Pd invece si è asserragliato sull’ipotesi di prolungare per decenni i diritti in essere (…): peccato che – come ricordavamo ieri – una direttiva europea sostenga che anche le concessioni demaniali vadano messe a gara pubblica con durata certa e gli ultimi due governi italiani si siano impegnati formalmente a rispettarla.

“Mettere le spiagge a gara è l’unica cosa da fare”, insiste Briatore: “Fai delle concessioni abbastanza lunghe, tipo vent’anni, e indicizzi l’importo all’inflazione , poi quando scade fai un’altra asta. Punto. Ma si figuri se non sarei più contento nel dare 200 mila euro l’anno allo Stato piuttosto che a Magnolia… Noi risparmieremmo pure”. (…) “Non mi pare: in Spagna e Turchia, per dire, il nostro mercato sembra cominciare a riprendersi, in Italia invece niente”. È la crisi di domanda vista da chi vende il lusso: “Noi ormai al Twiga lavoriamo due mesi e mezzo. Prima a giugno, appena finivano le scuole, arrivavano le famiglie, adesso niente: la vacanza è morta, non c’è più, esiste al massimo il weekend. Noi ci salviamo perché il 70 per cento dei nostri clienti sono stranieri, russi e inglesi soprattutto, ma gli italiani sono spariti: anche la Sardegna, senza i russi, sarebbe già finita”.”